1,2,3…Yoga

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“Ciao, sono Merlino…visto come sono cresciuto?? I miei umani mi chiamano Vitellozzo, che vorrà dire?
Vorrei lanciare un appello: Lei è impazzita!! Aiutatemi!!
Da qualche giorno fa cose strane. Ha un tappetino rosso, morbido morbido, perfetto per affondarci le unghie dentro!! Stende il tappetino sul pavimento e…fa il gatto!
Proprio il gatto: si mette su quattro zampe, e prima inarca la schiena verso l’alto, come un gatto arrabbiato; poi alza la testa e guarda in avanti, inarca la schiena verso il basso e alza il sedere, e se avesse la coda punterebbe dritta verso il soffitto…è la tattica che usa Magò quando vuol farsi coccolare dagli umani. Non fa solo il gatto: a volte si siede a zampe incrociate, o si allunga in avanti con la fronte appoggiata al pavimento…fa tutto molto lentamente, respirando a fondo. A volte ho provato ad unirmi a lei, mi struscio contro le sue braccia mentre se ne sta lì immobile, ma poi mi sono stufato e ho continuato a guardarla acciambellato nella mia cuccia…è noioso, questo gioco.
Lei sembra divertirsi molto, invece…si addormenta perfino, alla fine…anche se secondo me fa solo finta, perché quando se ne stava sdraiata sul tappetino ad occhi chiusi sono zompato sulla sua pancia…e si è messa a ridere!”

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Cucù

Da qualche giorno ho iniziato una nuova esperienza: non tanto “fare il gatto”, ma fare yoga in casa.

Da tempo avevo la curiosità di avvicinarmi a questa pratica e forse adesso ne capisco il perché: ho bisogno di un inizio lento per fare pace col mio corpo, imparare ad amarlo, e prendere forse consapevolezza della sua forza. Non ho mai visto il mio corpo come uno strumento di energia ma di fatica, un ostacolo, un rivestimento goffo e ingombrante che non mi permette di raggiungere certi obiettivi. Lo sport, il movimento, sono sempre stati quasi più un mezzo per piegarlo che per onorarlo, e voglio assolutamente che questo cambi. Non so se lo yoga mi aiuterà in questo, ma spero sia un primo passo per abbattere quei paletti nella mia mente e portarmi pian piano a correre e nuotare senza dolore ma con gioia, non per dovere ma perché è una celebrazione di questo mezzo splendido che ho a disposizione.

Avrei preferito unirmi ad un corso per imparare e condividere, ci sono associazioni che organizzano anche in estate, all’aperto, ma i costi mi hanno frenata…

Poi ho scoperto Adriene, un’insegnante di yoga e attrice di Austin, Texas, che sto adorando! Su yotube si trova tanta di quella spazzatura (tutti che sanno tutto di tutto, o meglio che nonostante il “premetto che io non sono…” si improvvisano come esperti di qualunque cosa…nel periodo dell’onda verde soprattutto di salute, alimentazione vegetariana o vegan ed altre eco-bio-robe) che trovare il suo canale mentre perdevo un po’ di tempo online è stata una boccata d’aria fresca, una risposta alla necessità che sentivo: se hai voglia di provare a fare questa cosa, falla e basta.

Queste prime esperienze sul tappetino, guidata dalla voce di questa ragazza carina che potrebbe essere una mia amica, mi hanno così entusiasmata che ho avuto voglia di parlarne subito sul blog. L’approccio è semplice, adatto a me e alle mie articolazioni incriccate: niente di impositivo, mai spingere il proprio corpo oltre il proprio limite attuale per lanciarsi in posizioni acrobatiche, ma “make what feels good”, che non significa rinunciare là dove un movimento risulta troppo difficile, ma “find your way”, e arrivare da una posizione all’altra con il tempo necessario, con il movimento più comodo.

In questo modo ho scoperto il piacere di movimenti che non avevo mai fatto prima, o almeno solo distrattamente, non consapevole: stare seduta con la schiena dritta  e il collo esteso anziché affondato fra le spalle come sempre,“create some space”, può essere bellissimo.

Nel mio salotto, spettinata e con addosso la prima cosa comoda che mi è capitata sotto mano, mi sono perfino sentita bella, sempre di più ad ogni inspiro profondo. Ho ritrovato il mio diaframma, che ricorda ancora dalle lezioni di canto come abbassarsi e lasciare che i polmoni si espandano, scoperto tendini resistenti che ignoravo di avere. Ho sentito le mie mani forti abbastanza da spingere la terra…poi certo, quando c’è stato da mostrare un po’ di equilibrio o flessibilità si sono fatti sentire i dolori, ho traballato e sono finita per terra…ma non importa, voglio sentirmi come un bambino ai primi passi.

Se avete l’immagine dello yoga come di una moda new age che si pratica per rilassarsi con di sottofondo una musichetta orientaleggiante siete fuori strada: i primi, primissimi approcci con questa pratica mi stanno portando a capire che non si tratta di uno sport, magari per chi è troppo pigro per sudare, né di una meditazione. Lo sto prendendo come un momento in cui c’è spazio solo per me e in cui la mente dev’essere sgombra, concentrata sul movimento. è una celebrazione di sé stessi, il raggiungimento di una nuova consapevolezza sulle potenzialità del corpo attraverso movimenti semplici (ma non sempre!)…o almeno è così che mi sono sentita io, distesa felice a braccia allargate nel rilassamento finale del shavasana. 

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 Magò
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