A Macondo

 

Ho acceso il pc, ieri,e ho trovato Facebook inondato di citazioni di Gabriel Garcia Marquez.

“è morto”, ho pensato subito.

Oramai le cose si vengono a sapere così. Tutti aficionados, insomma? Io abbastanza.

A casa (cioè l’altra casa, che la Soffitta ancora non sempre mi viene da chiamarla così) ho quattro suoi libri vicino a Isabelle Allende e Luis Sepulveda.Mi si è spalancato il cuore nel ritrovarli: tutti consumati, vecchie edizioni economiche, probabilmente recuperati su qualche bancarella dell’usato e sicuramente abbastanza maltrattati da me che sui libri lascio il segno.

Dentro L’amore ai tempi del colera, stupendo, c’è scritto Letizia estate 2005 in celestino con una grafia un po’ bambina. Sorrido. L’ho letto al mare, in Sardegna, me lo ricordo. Cent’anni di solitudine l’ho letto in barca, e si sente dalle pagine ingiallite che hanno raccolto gocce di salmastro. Un libro che, se non siete riusciti a finirlo perdendovi fra gli Aureliani, non c’è niente di male. Ma vi prego: ritentate, e tutto si chiarirà.  Su Dell’amore e d’altri demoni ho ricordi un po’ fumosi, invece Cronaca di una morte annunciata è ancora intatto. Me li porterò in Soffitta, perché non si sa mai:  volte si ha bisogno di un po’ di solidità e riprendere in mano certi libri è come ritrovare vecchi amici lasciati indietro, ma rimasti sotto la pelle. Ci sono immagini e frasi che ho ancora ben impresse: chissà in quale cassettino della memoria le conservavo, sopravvissute anche a tutta la medicina che dovrei ricordare e invece si dissolve sempre troppo in fretta dopo ogni esame.

Nel mio piccolo di lettrice fasulla sono affezionata a quest’autore che mi riporta indietro ad un periodo ben preciso. Ho fatto un viaggio di pochi isolati: sono tornata col pensiero dentro al mio liceo, dove la nostra prof, sposata alla letteratura, si emozionava talmente ogni volta che citava i suoi libri. Forse era il caso di prendersi meno sul serio, di essere un po’ più scemi. Anni strani di cineforum e conferenze, l’autogestione  in cui anche colorare un cartellone sembrava potesse cambiare il mondo. Qualche concerto, volontariato, dizionario di greco, biglietti di compleanno, pizza al taglio.

Sorrido e derido un po’ quella me che leggeva Marquez a quindici anni e pensava di aver già capito tutto, la mia dolce rivoluzionaria che ha maturato l’idea di fare il medico a partire da una maglietta con la E ed oggi si sente molto meno adulta di allora.

Adesso che è cambiato tutto, chissà che effetto farebbe tornare a Macondo.

 

 

 

 

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