Amsterdam: diario di viaggio.

Finalmente, dopo le insistenti preghiere dell’Orso , provo a scrivere qualcosa sulla nostra ultima e bellissima vacanza…Amsterdam (20,21,22 marzo 2009)! Credo di essere l’unica che ci è andata e non ha folleggiato…dai, sono stata coerente, ditemi, vi sembro una da folleggiamenti, io? Purtroppo non molto.

Comunque via, bando alle ciance, vedrò di ricordarmi un po’ di cosine anche per uscire dal grigiume di questa mattinata…

Giorno 1: Amsterdam, in giro per i canali

Driiiiiiinn!! Si partee! Famiglia al completo più l’Orso …e il povero Ciccio ci guarda sconsolato all’idea di restare solo tre giorni nelle mani della nonna. All’aeroporto di Firenze troviamo un po’ di vento e il classico ritardo italiano…parentesi: gli aeroporti mi piacciono troppo! A parte il nostro che è una caccolina in confronto a quelli “seri”, ma non mi ricordo in quale film dicono che l’aeroporto è uno dei posti dove la gente dà il meglio di sé…ed è vero: vedi gente da tutto il mondo, ognuno in partenza per il loro personale viaggio,con una propria storia,qualcuno che lo aspetta a casa…è affascinante!

Comunque: partenza con volo Meridiana, ore 7.30 circa…non è stato uno dei migliori decolli…credo di aver stritolato la mano dell’orso mentre l’aereo sballottava fra le correnti…peggio del blu tornado di Gardaland! Per fortuna dopo un po’ tutto si calma e allora comincia la trepidante attesa dell’arrivo mentre voliamo sopra laghi imprecisati, le alpi, la Germania…finalmente cominciamo a vedere canali e canali, e anche qualche mulino…stiamo finalmente sorvolando l’Olanda! Purtroppo niente campi di tulipani sterminati come speravo, è ancora un po’ presto. Schipol è immenso! Arriviamo ad Amsterdam in treno(puntualissimo, addirittura in anticipo…non come Trenitalia) resto subito affascinata dalla varietà di persone che passeggiano per la strada, dalla quantità di biciclette che hanno addirittura un loro semaforo ed una pista ciclabile enorme. Lasciamo le valigie in hotel (hotel Terminus: non molto caratteristico ma pulitissimo e con una bella colazione) finalmente ci avviamo alla scoperta di Amsterdam…qui comincia la parte bella! Vi metto anche la mappa, così se vi va potete seguire il mio percorso.

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Passiamo per piazza Dam,dove si trova il palazzo reale, e poi, dopo qualche centinaio di metri, ci immergiamo nel labirinto di canali e ponticelli (ad Amsterdam ci sono 165 canali e 1281 ponti!), a partire dall’Herengracht:cominciamo ad abituarci ai ciclisti che ci sfrecciano accanto su bici sgangherate scampanellando e tirando qualche bestemmione olandese se non ci spostiamo e intanto seguendo la guide della Lonely Planet, ci fermiamo ad osservare le abitazioni più famose, quelle che nel ‘700 erano case di mercanti e magazzini di spezie. Le case hanno tutte una struttura simile: sono sopraelevate di qualche gradino, hanno tutte più piani e un abbaino, sono altissime e strettissime. Pare che questo particolare sia dovuto ad un problema di tasse: infatti, a quei tempi, più la base della casa era piccola, meno tasse pagavi. Un’altra cosa buffa è che in alto,in cima all’abbaino, c’è un grosso gancio che veniva utilizzato per portare ai piani alti mobili e altri oggetti pesanti facendoli passare dalle finestre. Infatti, dentro le stanze sono piccole e le scale strette e ripidissime.

Ci fermiamo in Rembrandt Plane per mangiare un panino e bere una Heiniken. In questa piazza ci sono tantissimi locali, pub, ristoranti, ed è uno dei punti classici dello “struscio” del sabato sera.

Dopo pranzo ci spostiamo sull’Amstel, il canale dove abbiamo visto le houseboat, delle chiatte attraccate alla banchina dove vivono famiglie come in una vera e propria casa, con il numero civico, il posto per la bicicletta, i vasi di fiori stile balcone, il filo per stendere i panni e perfino lo zerbino davanti con su scritto “benvenuti”…bizzarro ma molto affascinante. A Waterlooplein troviamo anche un mercato di….ogni cosa: oggetti d’antiquariato, lecca lecca alla marijuana,ogni genere di aggeggio per fumare, poster di Bob Marley….è un problema riportare un souvenir da Amsterdam perché il 90% sono a sfondo sessuale o a sfondo “maria”…

Finalmente arriviamo sul canale Singel, dove si trova il famosissimo Bloemenmarkt (mercato dei fiori) tappa obbligatoria: lungo questo canale si trovano negozi “galleggianti” dove si vende ogni tipo di bulbi, fiori e piante: giacinti, narcisi, bonsai, orchidee, girasoli…ma i tulipani dominano, di tutti i colori! Davvero bellissimo, infatti ci ripromettiamo di tornare a fare incetta di bulbi da portare a casa.

Ci dirigiamo nella zona di Spui,una piazza dove spesso trovano spazio mercati d’ogni genere: non si direbbe che, dietro ad un pesante portone di legno, si trovi uno dei luoghi più suggestivi di Amsterdam, cioè Begijnhof : si tratta di un bellissimo cortile pieno di fiori, circondato dalle case che un tempo erano alloggio delle beghine, donne che abbracciavano la vita monastica senza aver pronunciato i voti. Oggi vi si trovano una chiesa calvinista e una anglicana.

Come ultima tappa percorriamo il Prinsengracht,, dove io e l’Orso entriamo a visitare la Anne Frank Huis, la casa dove lei, la sua famiglia e altre quattro persone hanno vissuto nascondendosi dalle persecuzioni naziste fino al loro arresto in seguito ad una denuncia anonima, dal 6 luglio 1942 al 4 agosto 1944. Il rifugio segreto fu ricavato dei piani superiori dell’edificio in cui si trovava la ditta del padre, ed era invisibile dall’esterno e comunicante con il resto del palazzo attraverso un passaggio segreto ricavato da una libreria. La visita è stata davvero commovente: dal ritorno di Otto Frank da Aushwitz la casa è diventata un museo, ed è rimasta spoglia come dopo la retata della gestapo: si possono ancora vedere particolari come il forno, le foto attaccate alle pareti nella camera di Anne, ma per il resto le pareti sono bianche con  su riportati passi tratti dal Diario, o schermi con interviste al padre di Anne o a coloro che aiutarono il gruppo di persone a nascondersi. é impressionante pensare che in uno spazio così piccolo vivessero otto persone, costrette ad una vita assurda, con la paura costante di essere scoperti, perfettamente consapevoli di quello che stava accadendo alla comunità ebraica all’esterno e di ciò a cui sarebbero andati incontro se questo fosse successo. Credo che una visita a questa casa-museo sia d’obbligo per chiunque visiti Amsterdam.

I piedi cominciano a fumare…cavolo,quanto abbiamo camminato!! Ci incamminiamo verso l’hotel, dall’altra parte della città, vicino alla Oude Kerk (chiesa vecchia) e a due passi dal quartiere a luci rosse, ma in una zona veramente tranquilla e vicinissimo alla stazione. La stanza è semplice e pulita, con una bella vista sulla chiesa e sulla strada sul retro, piena di vita e di coffeeshop. Urge una doccia adesso, e anche un pisolino per riprendersi!  Usciamo per la cena: c’è davvero l’imbarazzo per la scelta:la città è piena di ristoranti etnici, fast food e anche ristoranti tipici: ci fermiamo a China Town, e mentre l’Orso ha l’acquolina davanti ad una steak house, ci infiliamo in un ristorante indonesiano consigliato dalla guida, Sukasari. Di solito mi piace sperimentare l’etnico ed esco sempre soddisfatta…da qui insomma! Il posto è davvero carino, molto orientaleggiante e colorato, ma a parte un buonissimo antipasto, ho preso un piatto a base di riso, pollo…e cocco! Me la son cercata…un po’ nauseante,troppo! Il povero babbo poi, abituato alle verdurine dell’orto, s’è ritrovato davanti un piatto di roba imprecisata che secondo il menù era effettivamente verdura…ma non ne sarei così sicura! Va meglio alla mamma e all’Orso che si mangiano un bello spiedone (senza cocco!).

Usciamo, destinazione: quartiere a luci rosse. Più che scandaloso è da morire dalle risate: nelle vetrine dei sexy shop c’erano gli articoli più assurdi possibile, roba che a guardarla dici “ma che è?? ma chi usa quella roba??”, tipo perizomi da uomo in cuoio nero pieni di borchie, vibratori fosforescenti…roba da matti, più ridicolo che scandalizzante! Nel quartiere vediamo sia gruppi di ragazzi brilli “a caccia” ma soprattutto turisti curiosi come noi. Il babbo osserva perplesso, e l’Orso imbarazzatissimo, le vetrine sovrastate dal neon rosso in cui esercitano le signorine-barbie del quartiere (io non felicissima, devo dire): in quella zona la prostituzione è assolutamente legale, e soprattutto chi la esercita affittando vetrina e locali soprastanti lo fa come un qualsiasi lavoro, versando i contributi, ed è tenuta a visite mediche regolari. Non mi metto a discutere su questioni etiche o morali, ma devo dire che sono uscita di lì del tutto priva della sensazione di ipotetico disgusto che si potrebbe provare. è indubbiamente una situazione bizzarra e penosa allo stesso tempo: si parla comunque di persone che vendono il loro corpo per vivere, e in tal caso per scelta visto che sono lontane da qualsiasi situazione di sfruttamento (parrebbe). Non so cosa spinga una ragazza su questa strada, ma mi è sembrato comunque tutto molto contenuto, lontano dai livelli di degrado che raggiungerebbe in Italia, e senz’altro ci sono lati positivi come la sicurezza sanitaria e soprattutto la totale estraneità a sfruttamento e coinvolgimento (almeno apparentemente) di organizzazioni come mafia o camorra, di prassi da noi.

La prima giornata, superintensa, è finita, e andiamo a nanna!

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Giorno 2: Mulini e tulipani

Dopo una bella colazione un po’ insolita (uova strapazzate, salame…) in cui il babbo si riprende dopo la cena indonesiana, prendiamo un paio di treni e autobus che ci portano a Leiden e poi a Keukenhoff: è un bellissimo parco-giardino dove si trova ogni tipo di fiore, soprattutto i tipici tulipani e dove l’Orso si è sbizzarrito con la macchina fotografica.

Il giardino è enorme, e ovunque ci si volti si vedono macchie di colore bellissime: pensare che è il secondo giorno di apertura e quindi ancora un po’ presto, e molti tulipani non erano sbocciati…non so immaginare che spettacolo sia quando è completamente fiorito! Per fortuna non mancano crocus, giacinti, narcisi e tulipani nei vasi. Per ovviare a situazioni del genere,nel parco ci sono anche tre serre bellissime dove i tulipani crescono notevolmente prima, quindi anche noi siamo rimasti incantati davanti ai loro colori di tutte le gradazioni. Tanto per farmi restare ancora più a bocca aperta, la terza serra era completamente dedicata alle orchidee, di tutti i tipi, e io che mi sto improvvisando orchidofila sono uscita di lì davvero in estasi! Abbiamo camminato per ore in mezzo al verde sotto un bellissimo sole che ci ha accompagnato per tutte e tre le nostre giornate olandesi, e abbiamo raggiunto il lago e il mulino a vento che si trova all’interno del parco, per altre foto.

In tarda mattinata il parco comincia a riempirsi e noi ci dileguiamo. Torniamo a Leiden e poi alla stazione centrale di Amsterdam per prendere un altro treno, stavolta per Zaanse Schans. Si tratta di un paesino rimasto come nel XVII secolo, in piena area industriale: da non credere che con cinque minuti di battello si passa dalla riva del fiume Zaan piena di capannoni….al paese delle fate! Ponticelli, laghetti, giardini con il salice piangente e i tulipani. Le case sono tutte in legno dipinte di verde e bianco, e sono vere e proprie abitazioni oppure negozi di prodotti tipici come formaggi, senape, pane, zoccoli di legno. Per fortuna, nonostante sia una meta comune a chi visita Amsterdam e dintorni, non è assolutamente commerciale o troppo turistica, ma molto tranquilla, e gli abitanti giravano in bici per le strade normalmente o facevano giardinaggio. Compriamo qualcosina da riportare a casa, mentre l’ mi fa fare da assistente al suo set fotografico ai mulini a vento: “filtro….obiettivo….secondo filtro….cavalletto….” peggio di un’operazione chirurgica, ma ne vale la pena, il risultato è bellissimo! Come dicevo….i mulini a vento: niente ricostruzioni stile parco giochi, ma dei veri mulini a vento ancora perfettamente funzionanti,che vengono usati per lavorare i prodotti venduti nei negozi del paese…davvero l’Olanda delle cartoline! Proseguiamo fra le case e i laghetti con le papere, osserviamo angoli veramente curati che sanno di antico e arriviamo nel negozio degli zoccoli, dove il proprietario ci mostra come si costruiscono: legno di pioppo, macchinari appositi e asciugatura al sole; dopodiché si indossano con un paio di calzettoni. Pare siano molto comodi e che tengano molto caldo, isolando dal terreno, e nei secoli scorsi erano la calzatura tipica delle campagne, usata da tutti in ogni stagione…a mio parere non molto pratici…e non troppo chic!

A sera torniamo ad Amsterdam, molto contenti della nostra giornata, e cominciamo a pensare alla cena: infatti durante il giorno non abbiamo mangiato quasi niente. Quindi, dopo un’oretta di relax in hotel torniamo a camminare per i canali in cerca di un ristorante tipico olandese. Ci fermiamo all’,Haesje Claes , un posto molto accogliente, rustico e pieno di gente. La cucina olandese è molto nutriente e molto elaborata per quello che abbiamo visto: consumano molta carne, molto pesce, zuppe, uova, formaggi…e poi patate, patate, patate…e Heiniken! Assaggio un buonissimo salmone e delle crocchette di formaggio, l’Orso una zuppa di verdure e l’aringa marinata, piatto tipicissimo. Dopo cena, ci aspetta un giro per i canali in versione notturna, e torniamo in piazza Rembrandt e dintorni dove c’è molta vita, visto che è sabato. Intanto, passiamo davanti a coffieeshop e smartshop, un po’ incuriositi, quasi tentati di entrare per un “té aromatizzato”. I coffieeshop sono locali dove si vendono e si possono fumare determinate quantità di droghe leggere come la marijuana, (infatti da fuori si riconosce l’aroma) mentre negli smartshop si trovano cose più strane come i funghi allucinogeni (per chi vuol ridere fino a svenire o vedere draghi viola!) : infatti in Olanda le droghe leggere sono legalizzate e si possono consumare a casa propria o in posti appositi come quelli…ma assolutamente non per strada. Sarà che questa norma toglie gran parte del fascino agli stupefacenti perché non c’è più la curiosità per il proibito, ma pare che l’Olanda sia il paese europeo col più basso tasso di tossicodipendenza, anche per quanto riguarda le droghe pesanti. Comunque, il babbo brontola bocciando ogni proposta e non entriamo a dare nemmeno un’occhiata.

Torniamo in hotel stanchissimi…purtroppo a fare la valigia,domani si parte.

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Giorno 3: FRITTELLE!!!

Purtroppo l’ultimo giorno di vacanza è sempre il più triste, ma ci restano ancora un paio di cose da vedere. Appena svegli, ci prepariamo ad una bella camminata (ancora) verso i canali meridionali. Continuiamo a guardarci intorno in cerca di scatti mentre spulcio la guida sulle tracce della Poezen Boot,, una houseboat che da anni è diventata un rifugio per gatti randagi, una specie di “barca-gattara” che avrei voluto tanto vedere, ma anche se avevo letto qualcosa al riguardo non la trovo sulla guida…che peccato! Proseguiamo per le strade deserte (è domenica) e camminiamo addirittura sulla pista ciclabile senza che nessuno scampanelli infamandoci. Arriviamo a Vondelpark, il parco più grande di Amsterdam, e ne attraversiamo una parte fra la gente che fa jogging; passiamo davanti al Rijskmuseum, il museo dei fiamminghi e di Rembrandt,che però non visitiamo. Ci fermiamo, invece, davanti ad un palazzo moderno con una fila di persone davanti: il Van Gogh Museum. All’interno, in questo periodo, oltre alla mostra permanente, si trova una mostra speciale, “i colori della notte”, che raccoglie le opere di Van Gogh legate al tema dell’oscurità, delle stelle, il buio e alla tecnica utilizzata per rappresentarle. Vi si trovano quadri famosissimi come “I Mangiatori di Patate”, “Campo di grano con volo di corvi” e soprattutto “Notte Stellata”: vedere questo quadro dal vivo è davvero emozionante, ed è stata utilissima l’audioguida che spiegava la tecnica e soprattutto leggeva parti delle lettere al fratello Teo in cui Van Gogh parla della realizzazione delle sue opere. Da queste si intuiscono diverse caratteristiche della sua personalità, e soprattutto che dentro di lui, oltre che un gran tormento personale,c’era anche  tanto stupore davanti alla bellezza della natura, soprattutto delle stelle. Ad esempio, dice: “Dichiaro di non saperne assolutamente nulla, ma la vista delle stelle mi fa sempre sognare, come pure mi fanno pensare i puntini neri che rappresentano sulle carte geografiche città e villaggi. Perché, mi dico, i punti luminosi del firmamento ci dovrebbero essere meno accessibili dei punti neri della carta di Francia? Se prendiamo il treno per andare a Tarascon oppure a Rouen, possiamo prendere la morte per andare in una stella”. Fra i quadri della mostra permanente troviamo “Vaso di Girasoli”, “Ritratto di Madame Roulain”, “La Camera”.Come si fa a non rimanere sbalorditi? Il museo non è grandissimo, e lo visitiamo abbastanza velocemente, in tempo per fare una capatina all’Hard Rock Café. è il momento di compere, e quindi torniamo al Bloemenmarkt a comprare “sacchettate” di bulbi, nel vero senso della parola! Sono più o meno l’unica cosa che abbiamo portato a casa, ma in grande stile…saranno stati trecento bulbi più o meno, e adesso sono già in giardino!

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Pieni di buste, andiamo in cerca di un posto dove pranzare, e finiamo di nuovo a Prinsengracht dove entriamo in una “frittelleria”, la Pankake Bakery : le pannekoeken sono simili alle pankakes americane, una via di mezzo fra una grossa crépe e una frittatona,e in questo locale sono specializzati, le fanno di tutti i tipi. Gli olandesi le mangiano proprio come noi mangiamo la pizza :le fanno salate, con il salmone, il prosciutto, il formaggio, i funghi, e ne abbiamo mangiata anche una dolce con sopra il gelato! Sono buonissime anche se molto sostanziose; ho provato a riprodurre qualcosa del genere, ho trovato questa ricetta (facilissima)….

Pannekoeken

500 ml di latte

2 uova

240 g di farina

sale o zucchero

mescolate tutto e cuocetele in una padella antiaderente oliata, come delle crépes, mettendo sopra quello che vi piace.

Purtroppo è ora di andare: con un’ultima passeggiata nel centro super affollato, raggiungiamo l’hotel per recuperare i bagagli, e poi la stazione per prendere il treno per Shipol…si torna a casa. Del viaggio di ritorno non c’è molto da dire: unico particolare, appena scesi dall’aereo, siamo stati accolti dall’omino che caricava le valige sul pulmino con un caloroso bestemmione in toscano che faceva tremare la terra…un bel bentornato.

Che dire…vacanza stupenda (dal racconto non si capisce che sono ancora entusiasta, vero?!)…un po’ frenetica, ma ne è valsa decisamente la pena! La città è bellissima e affascinante, i dintorni anche, e tre giorni sono davvero sufficienti per visitarla…se siete incerti su una meta per un viaggio a primavera….andateci!

Spero che qualcuno leggerà e di non avervi tediato troppo….a presto, con un’ altra storia!

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