Come addolcire un Orso in sei semplici mosse

DSC01647Cosa c’è di più buono del caffelatte la mattina? Qualcosa da inzuppare nel caffelatte la mattina!Se vuoi preparare senza imprevisti una colazione veramente buona e vuoi addolcire un Orso ex fan del Buondì (ma che dopo mille sforzi hai convertito al porridge d’avena) ci sono due opzioni : il bar sotto casa (che nel mio caso non c’è né c’è mai stato) o affidarsi ad una ricetta già brevettata.

Ecco la ricetta dei cornetti per la colazione, di Antonio di Vivalafocaccia.com, di cui vi consiglio di guardare i video soprattutto se siete dei neofiti dell’impasto: è un mago con la pasta madre! Come da indicazioni di Antonio ho convertito la ricetta originale per poter usare la mia “mamma”, e poi ho seguito i miei gusti: i miei cornetti sono semintegrali e il burro è sostituito dallo yogurt.

Con questa ricetta non si può sbagliare, si soddisfano anche i fidanzati più Orsi che lesinano un po’ sui complimenti.

Assicuro: sono buoni buoni buoni!

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Adesso vi illustrerò la perfetta e sperimentata tecnica di addolcimento:

  • Prima fase: sveglialo. L’Orso è naturalmente incuriosito dai rumori della cucina e uscirà dalla Tana borbottando.
  • Seconda fase: stordiscilo. Il profumino di dolce riempirà la cucina non appena il forno verrà aperto lascerà l’Orso imbambolato per qualche minuto.
  • Terza fase: prendilo per la gola. L’Orso osserverà confuso e incantato mentre zucchero a velo cosparge i cornetti ancora caldi come candida neve. Intanto emetterà versi orseschi poco comprensibili.
  • Quarta fase: colpiscilo. Ecco il momento cruciale. l’Orso non resisterà alla tentazione di afferrare un cornetto appena sfornato con una zampaccia e affondarci le zanne.
  • Quinta fase: fregalo. Ci siamo,abbiamo fatto centro. Dallo sguardo perso e l’espressione adorante capiamo che al primo morso l’Orso è ammansito e in estasi, vede le nuvolette e sente gli uccellini. è stranamente loquace e balbetta parole umane come “tesoro….delizioso…”
  • Ultima fase: raggiralo. è fatta:hai trasformato il tuo Orso in un morbido peluche! Adesso che puoi fare di lui ciò che vuoi è il momento di chiedergli qualcosa che normalmente non farebbe mai, come lavare i piatti al tuo posto o portarti all’Ikea.

Provate, funziona.

Cornetti di brioche allo yogurt con marmellata

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  • farina 00, 120 g
  • farina tipo 2 o integrale, 120 g
  • latte tiepido, 75 g
  • zucchero di canna chiaro, 75 g
  • pasta madre rinfrescata, 75 g
  • 1 uovo intero + 1 mescolato con un po’ di latte per spennellare
  • marmellata di pesche e cannella (la mia marmellata!!!)
  • zucchero a velo per la superficie
  1. Sciogliere il lievito madre nel latte appena tiepido.
  2. Aggiungere lo yogurt, zucchero l’uovo sbattuti insieme e mescolare.
  3. Aggiungere la farina e impastare per qualche minuto.
  4. Far lievitare fino al raddoppio.
  5. Stendere la pasta in un disco rotondo alto 1 cm e dividerlo in 8 spicchi uguali usando un coltello o una rotella.
  6. Mettere un cucchiaino di marmellata alla base di ciascun triangolo e inumidire i bordi con un po’ d’acqua così che si sigillino bene durante la chiusura.
  7. Formare i cornetti: arrotolare il triangolo dalla base alla punta; sistemare il cornetto in una teglia con carta forno così che la “linguetta” formata dall’apice resti sotto; girare i due “corni” verso l’interno così da dare la forma caratteristica.
  8. Far lievitare ancora, per 6-7 ore.
  9. Spennellare la superficie con l’uovo e cuocere in forno a 180° per circa 30 minuti, finché non diventano belli dorati.
  10. Spolverare di zucchero a velo.

Se poi il vostro fidanzato è davvero, ma davvero Orso, allora la marmellata potrebbe non essere sufficiente. In tal caso si richiedono maniere forti: provate con la crema al cioccolato per un effetto potenziato.

Ah, dimenticavo! Il vostro amato è colto da un attacco di Orsite e non avete il tempo di star lì a impastare, far lievitare e infornare? Potete facilitare il tutto congelando i cornetti dopo averli riempiti con la marmellata, così da poterli scongelare e far rilievitare all’occorrenza.

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