Correre coi Lupi

Negli ultimi giorni dal tavolo della Soffitta sono spariti i libroni e al loro posto c’è uno splendido vaso di fiori che porta il sole in casa.

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Il computer sta più spesso su  YouTube che su PubMed e sono ricomparsi strani oggetti: uncinetto e lana rossa, polveri indiane per i capelli, tazze di tè e altri libri.  Ce n’è uno che ho acquistato molto tempo fa: è Donne che corrono coi lupi.

Sento già il sussulto di chi l’ha letto e si sta domandando cosa aspetti ancora a prenderlo in mano!

Eppure, nonostante senta che mi sta chiamando, se ne sta lì da mesi, in mezzo a Chocolat e Il Giardino Segreto in attesa che mi decida a salire sulla scala verde che porta alla nostra piccola libreria della Soffitta per tirarlo giù. è come se quando l’ho messo lì gli avessi detto “aspetta qui, tornerò da te al momento giusto”. è un libro su cui ho letto e sentito talmente tanti commenti, come se fosse una specie di bibbia, la storia di un cammino verso la realizzazione…un libro delle risposte. Forse è proprio per le tante aspettative che ho riposto in questa lettura che fino ad ora prenderlo in mano mi ha fatto perfino un po’ paura: la paura di trovarci dentro verità troppo diverse dalle mie, ricette di felicità e realizzazione che mi avrebbero aperto gli occhi. La paura di stare sbagliando ed essere troppo vigliacca per tornare indietro.

L’ultimo anno è stato duro. Mi sono sentita in gabbia, costantemente. Nonostante l’avventura dell’andare a convivere, di cui mi sento sempre più felice, appena ho un attimo per sedermi, respirare, e rifletterci. Nonostante la nostra casa e le tante gioie che racchiude. Non libera, non una donna che corre coi lupi. A volte nemmeno una donna, ma una bambina che gioca col fuoco ad un gioco troppo pericoloso per lei. Non libera di scegliere ma sempre troppo condizionata dalle circostanze.  Non libera di ridere, per paura di apparire sciocca. Non libera di essere naturale, per la paura di apparire troppo normale. Non libera di avere dei desideri, perché adesso non c’è tempo per realizzarli. Sì, ma quando ce ne sarà?

Poi, ad un certo punto, è successo qualcosa che ha rivoluzionato le mie prospettive: “C’è un guasto sulla linea, tutti giù dal treno”. Non ho mai avuto la pretesa di organizzarmi la vita, ma come tutti ho cercato di farla svoltare verso la direzione che pensavo più giusta per me: in parte ci sono riuscita (la Soffitta, l’Orso, le persone che abbiamo attorno, gli esami) dall’altro ci ho provato e sono finita dritta contro il muro. Pensavo di uscire dall’università con le idee ben chiare su quali sarebbero stati i miei obiettivi dopo, una volta in quella spirale di nuove prove da sostenere…e invece presto ne sarò fuori ma senza la più pallida idea di come procedere. Ecco. Una volta questo mi avrebbe spaventata a morte: nessun controllo, nessun binario da seguire come un trenino diligente. Adesso che sono scesa proseguo a piedi, lentamente, e mi guardo intorno. E quanto sto bene. Mi rendo conto che forse questo cambio di direzione forzato sarà una enorme fortuna: ho aperto gli occhi e la mente e mi sento finalmente libera di andare a zigzag, di muovermi a piccoli passi, di andare dove voglio. Oh, certo, anche libera di guardarmi indietro e contare i chilometri percorsi in questi anni ed esserne segretamente fiera. Questo mi riesce sempre difficile, per mia natura, ma per fortuna c’è chi me lo ricorda: una email a sorpresa da Oltreoceano, incontri fortuiti o le persone che da sempre mi sono accanto.

Mi rendo conto, adesso, di avere davanti a me così tante possibilità che prima non avevo mai considerato, quando seguivo scioccamente il binario che mi ero disegnata nella mente. Farò il medico, non ci piove. Ho fra le mani risorse enormi che sono la mia voglia di fare e imparare, e la fortuna di avere non una, ma tante strade da  poter intraprendere.

Comunque vada, mi sento finalmente libera di correre. Che dite, comincio il libro?

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