Erica

Stamattina in Soffitta non ha suonato la sveglia.
O meglio, ha suonato il cellulare, un messaggio esultante della mia amica e compagna di studio. Lei l’esame l’ha fatto oggi, io ieri.

Ieri ho preso quel grosso macigno che mi sono portata dietro per tutta l’estate e l’ho scagliato via lontano. Ho finito gli esami di medicina, ieri.

Tutti.

Se anni e trentasei esami, molti di più se contiamo le prove in itinere, i moduli, gli intermedi…. E poi tirocini in culo al mondo, inutili lezioni pomeridiane, firme di frequenza, corse digitali per iscriversi all’appello ed essere fra i primi, o la gara a chi resiste di più, per essere fra gli ultimi. Una lezione di fisica il sabato. Treni sempre in ritardo, la pioggia e i piedi bagnati nelle Converse tutta la mattina. Milioni di evidenziatori fluo, fogli di appunti appallottolati infondo allo zaino. Zaini sempre troppo pesanti. Anatomia, fisiologia, patologia. Ansia, corse in bagno, nausea. Il professore sta operando, scenderà per l’esame nel tardo pomeriggio. Biblioteca, biblioteca, biblioteca. Socializzare con gli alieni. Buongiorno signora, le prendo la pressione. Aspettare davanti a porte chiuse. Prendere porte in faccia. Fiumi di fotocopie. Fiumi di sfiga. Fiumi d’insulti. Studiare in gruppo, in due, da sola, studiare la notte mai.
Ieri per la prima volta tutto questo caos mi è sembrato lontano, e mentre passeggiavo in discesa lungo il viale avrei cantato, avrei urlato, l’avrei detto all’autista dell’autobus “ehi, stronzo che non ti fermi mai e tiri dritto quando alzo il braccio, oggi ho finito gli esami!” Per la prima volta mi sono sentita davvero fiera, e ho realizzato che forse ce la sto facendo, forse fra non molto tempo mi aspetterà Ippocrate.

Forse, eh, non voglio cantare vittoria troppo presto.

Quindi domani impazzirò su word, che c’è da fare il massimo per l’ultima fatica, ma oggi niente studio: è stata una bellissima giornata di primo autunno e ogni mio più piccolo muscolo smania per muoversi, quindi sono stata a fare una passeggiata con mia nonna.
L’ho scritto spesso, e lo scrivo di nuovo. Ho una fortuna enorme: avere due nonne che pensano sempre a me “dirò una preghiera, che l’esame ti vada bene…qui, se non prego io…voi siete diventati tutti miscredenti”, che non ci capiscono nulla di tesi, specializzazioni, ma ogni volta vogliono che racconti, per sentirsi dire una volta in più che un giorno farò il dottore.
Sapere che sono con me in questi momenti mi dà una forza immensa.

Quando tutto sarà davvero finito, di quest’annata terribile ricorderò soprattutto i momenti come questi: gli occhietti piccoli e curiosi di mia nonna, grigioazzurri, che mentre chiacchiero di voti e professori diventano sempre più grandi, come a voler vedere anche lei tutto quello che c’è in quella parte del mio mondo che le è estranea, là nella città lontana che nei giorni di bel tempo è nitida all’orizzonte. Un mondo sconosciuto e complicato che incanta e spaventa chi ha fatto la quinta elementare nel paesino vicino e andava a scuola a piedi passando per i campi.

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Oggi abbiamo camminato nei nostri boschi, prima con l’ombrello, e poi ci ha accolte un magnifico sole. Quella strada porta al borgo di case dove abitava la nonna di mia nonna: lei andava a trovarla a piedi da piccola, camminando per delle ore da sola. Ad ogni curva si ferma e mi racconta qualcosa di quel tempo lontano di cui restano poche tracce: di quando la neve era alta e ci sprofondava dentro, del carrettino dei gelati che passava di lì, perché c’era già la strada asfaltata, e allora era una festa.

Ho raccolto un bel mazzo d’erica bagnato di pioggia per la Soffitta, mi sono portata via un po’ di bosco.

Ho letto che il suo significato è solitudine, e questo mi ha un po’ sorpreso: negli ultimi dieci giorni sono stata da sola quassù sui tetti, con l’Orso oltreoceano e i miei in vacanza. In realtà non mi sono sentita sola: Gatto Rotondo, in trasferta qui, mi ha fatto compagnia, sono stata tempestata di chiamate, di messaggi di amici, visite a sorpresa e cenette improvvisate. Tutti a fare un po’ il tifo per me in questo momento importante…e mi sento molto fortunata.

Sola proprio no.

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