Evaporato in una nuvola rossa – De André canta De André

Dopo il Concerto della PFM a Tempio Pausania, dopo aver esplorato le stradine di Zena per vedere la mostra e dopo la nostra parentesi musicale, breve, ma in cui abbiamo riso, fatto amicizie, debuttato, magari un po’stonato, ma ci siamo sentiti delle star, io e il mio Orso abbiamo proseguito il viaggio sulle orme del grande Faber con più di due ore di bellissima musica al Saschall di Firenze ieri sera.

La generazione scorsa lo conosce come il Teatro Tenda, già casa di De André nella registrazione del concerto “arrangiamenti PFM” il 12 e 13 gennaio 1979: proprio il Saschall è stata la tappa fiorentina, a dieci anni dalla sua morte, del tour “De André canta De André” di suo figlio, Cristiano de André.

Un progetto che ai più critici può sembrare solo una manovra economica, un modo per continuare a cavalcare l’onda del grande poeta approfittando del gran numero di appassionati e della somiglianza, fra padre e figlio, nello stile e nella voce. Penso sia stato invece un modo per ricordarlo con l’affetto e con gli occhi di chi lo ha visto non solo come un grande artista ma come un padre; Cristiano, che con le canzoni di Fabrizio è cresciuto in maniera diversa da tutti perché non le ha solo ascoltate da un vinile, ma ha potuto vivere ciò che per chiunque è stato impercettibile, e cioè il momento della creazione di molte opere d’arte, e come nessun altro può capire quali vere emozioni ci siano dietro a molti testi così enigmatici da risultare quasi incomprensibili. E poi, come ha detto lui stesso “De André lo cantano tutti, perché non dovrei farlo io che ci sono legato per una manciata di cromosomi?”.

Un concerto molto intimo e personale,quasi d’élite, inizia con un paio di canzoni in genovese (Megun Megun e A Cimma), per poi proseguire con brani altrettanto sconosciuti (Cose che dimentico) ma con un profondo significato per Cristiano, che fra una canzone e l’altra ricorda il padre con aneddoti da cui traspaiono una profonda complicità e un grande affetto, non del tutto scontato per un figlio che ha ricevuto un’eredità così importante e probabilmente pesante da sostenere.

Quando ero lì dove siete seduti voi e mio padre era sul palco con la PFM, avevo cinque o sei anni, e guardavo incantato Lucio Fabbri che col violino faceva delle cose strabilianti”…probabilmente non meno di quelle che a distanza di anni è in grado di fare lui stesso mentre suona Zirighiltagghia .Prosegue poi con i pezzi più celebri: fra questi Fiume Sand Creek, Ho visto Nina volare, Verranno a chiederti del nostro amore, Amico Fragile, Don Raffaè, Un Giudice,e Il Pescatore,in chiusura, tutti riarrangiati con stile molto personale con la collaborazione di Luciano Luisi,già arrangiatore di Zucchero, in un rock più moderno, dice, “il rock dei Coldplay e dei Radiohead”.

Da polistrumentista, passa dalla chitarra a brani solo voce e piano, al violino, e all’immancabile oud, strumento antico di origine araba, per Creuza de Ma. è inevitabile provare stupore e un velo di malinconia nel vedere che Cristiano ha non solo ereditato dal padre un grande talento e una gran voce, ma anche tutta una serie di gesti e atteggiamenti che lo caratterizzavano, e nel vederlo suonare la chitarra seduto con le gambe accavallate, sembra davvero che Faber sia ancora lì.

Un bel concerto, sold out, e che tocca le giuste corde per coinvolgere un pubblico che De André se lo porta nel cuore.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>