Fuso orario, fusioni

Istantanea 2 (01-11-2012 16-25)

Zucche in Québec

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Prima di cominciare…buona notte delle Streghe e buon ponte; per me saranno giorni di transizione verso la normalità. Spero che a castagne siate messi meglio di me che con questo freddo ucciderei per un cartoccio di frugiate. Cerco ancora di capire perché c’è chi addita Halloween come un’americanata da non festeggiare, come se ciò inquinasse la propria italianità…a parte che le origini di questa festa vanno oltre il “dolcetto o scherzetto” e i travestimenti…ma è così triste cercare di arginare le contaminazioni, allora smettete anche di mettervi i jeans! Solo io amo le fusioni?

Sono a casa, sconvoltamente a casa. Solito treno, solita aula…com’è che fino a pochi giorni fa dormivo al decimo piano di un palazzo e giravo per le strade con un grosso bicchiere di caffè in una mano e la cartina della città nell’altra?
Ho una gran voglia di raccontare del mio viaggio, ma devo pazientare finché l’Orso non avrà messo mano alle foto che vanno selezionate, ritoccate e soprattutto raddrizzate, visto che le ho fatte tutte io dal finestrino.

Nel frattempo vi dico che siamo stati benissimo in vacanza, sono riuscita a non pensare a nient’altro, a farmi semplicemente attraversare da tutto quello che vedevo. Il Canada ci ha stupiti e regalato sensazioni del tutto nuove, e ho l’impressione di essere stata via da casa per un mese intero perché non solo eravamo davvero lontani da casa, ma abbiamo viaggiato per chilometri in spazi talmente vasti e diversi da quelli a cui sono abituata…è davvero come entrare in un altro mondo.

Per ora, per introdurre la prossima ricetta, anticipo solo che abbiamo fatto delle colazioni fantastiche. C’è n’è una particolare che mi ricorderò sempre, ma la tengo da parte per il prossimo post…

In giro per il Quebec abbiamo alloggiato in B&B e le petit déjeuner è diventato un momento molto piacevole prima di macinare chilometri in macchina, da vivere con tutta la calma che a casa non abbiamo. è stato particolare soprattutto quando la padrona di casa ha preso la sua tazza e si è seduta con noi a chiacchierare: parlare con la gente, ascoltarne la storia (normalissima o fuori dal comune) dà davvero del valore aggiunto all’esperienza del viaggio, apre la mente ed aiuta a capire meglio il paese che ci ospita, che nel caso particolare  del Canada non è solo natura incontaminata e grandi città ma soprattutto persone di tutte le origini, ognuno con le radici affondate salde in culture diverse che messe insieme formano un miscuglio fantastico da osservare.

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la vetrina di un negozio di cupcakes a Montreal

A Montreal invece iniziavamo la giornata in una caffetteria affollata stile americano come Second Cup che è l’alter ego canadese di Starbucks. So che questi posti un po’ impersonali e tutti uguali l’uno all’altro non hanno gran che di romantico (men che meno di salutare!), ma vi assicuro che in certi momenti stringere fra le mani una tazza calda di caffelatte alla cannella può rimettere al mondo. Mi ci sono rifugiata spesso mentre l’orso conferenziava e sono uno dei miei punti preferiti per l’osservazione  della quotidianità di chi lavora,corre, fa una pausa: starei ore seduta lì con un libro assieme al ragazzo col basco che scrive al pc o la signora che fa il cruciverba, o la coppia vicino a me che chiacchiera fitto, magari al primo appuntamento.

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Carrot cake e latte à la cannelle

Proprio in un posto del genere ho assaggiato una torta di carote come questa, così buona che la mia impallidiva, e sono diventata un’addicted di quei beveroni nel bicchiere di carta, soprattutto del the vert matcha latte.

Per farvi assaporare un po’ di Canada, mi sa che nei prossimi post troverete molte ricette per colazioni e merende fuorilegge.

Già, perché come se non fossimo una famiglia col metabolismo bradipo, mia mamma se ne torna dalla Scozia con questi due librini che non fanno altro che accendere le mie voglie creative da pasticcera mancata!

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Ed ecco la nostra colazione canadese preferita! Il lievito madre che ormai ha un anno si è salvato dalla mia incuria grazie a un recupero d’emergenza ed è convalescente,oggi, quindi non l’ho usato…che snaturata…

Sesame Bagels

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tanto per tornare alle fusioni, queste ciambelle di pane non sono nate in America bensì in Europa nelle comunità ebraiche, e poi importate negli Stati Uniti dai migranti.

  • farina 0, 250 g
  • farina manitoba, 100 g
  • acqua tiepida, 200 ml
  • lievito di birra disidratato, 7 g
  • sale, due cucchiaini
  • miele o malto, un cucchiaino
  • un uovo sbattuto
  • sesamo
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  1. Per cominciare fare una fontana di farina e versare pian piano l’acqua in cui si è sciolo il lievito e il miele; impastare un po’, aggiungere il sale e impastare ancora per ottenere una palla liscia di pasta. Far lievitare per circa due ore sotto un panno umido coperto con una ciotola.
  2. Dividere l’impasto lievitato in cinque palline e far riposare sotto il solito panno una mezz’ora, poi fare il buco al centro della ciambella con il dito,ruotarlo un po’ per allargarlo e far riposare ancora un’altra mezz’ora.Durante la lievitazione preparare: una pentola d’acqua da mettere sul fuoco, un panno steso su un piano e una teglia coperta di carta forno.
  3. Una volta pronti  i bagels, si porta ad ebollizione l’acqua e ci si tuffano dentro delicatamente uno a uno. Si fa cuocere un minuto per lato, si tirano  su con una schiumarola e si fanno asciugare sul panno. Infine, sistemare i bagels sulla teglia, spennellare la superficie con l’uovo sbattuto e coprire di sesamo.
  4. Cuocere in forno a 200° per 30-45 minuti o finché non sono belli dorati. Da mangiare freddi così come sono, oppure divisi a metà, tostati leggermente e spalmati con cream cheese.
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