Incontrare una Geisha

Kyoto.

​Mentre passeggi per le stradine di Gion, da lontano vedi avanzare a passi piccoli ma svelti una figura ondeggiante. Sembra apparsa dal nulla.

Iridi neri e occhi a mandorla, seri,  nascosti dietro una maschera bianca e labbra rosse. Avanza fluttuando in un kimono dai colori sgargianti, sulla sommità dell’acconciatura tintinna un tralcio di fiori argentati. Emana eleganza anche se non passa certo inosservata. Non è una delle tante turiste che indossano per un giorno kimono fioriti in poliestere.SONY DSC

Tu la guardi a bocca aperta, con i tuoi shorts e la tua canotta, i capelli appiccicati dal sudore di una giornata di cammino fra templi e giardini che hai ammirato come trovandoti in una fiaba o in un sogno.

In quel mondo che sembra disegnato apposta per lei, o viceversa, sei tu l’intrusa. Ma lei cosa ci fa a pochi quartieri da strade trafficate su cui si affacciano le vetrine? Non può essere una tua simile, appartenere alla tua specie. Magari avete la stessa età.

Per un attimo sembra che nessuno si sia accorto della sua presenza, e restate voi, due donne separare da pochi passi e da un abisso, a galleggiare in un istante che sembra essersi fermato.

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Ti passa accanto quasi sfiorandoti ma non vede te né tanto meno la folla di curiosi che in un baleno si è raccolta attorno a voi, che sgomita e strepita per immortalarla con i suoi smartphone, questa creatura fantastica e dalla mente impenetrabile, perché nessuna emozione traspare dietro lo sguardo impassibile, nemmeno il comprensibile fastidio.

In fretta, si allontana  mostrando il triangolo rosso che le adorna i capelli raccolti in una preziosa acconciatura. Sulla nuca, i segni abilmente tracciati dal pennello perché resti netto il confine fra trucco e pelle, fra artista e donna. Fra sogno e realtà.

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Solo pochi attimi e già scompare, si chiude alle spalle un paravento di carta di riso, lasciando fuori il cicaleccio della strada e tutti quei turisti e taxi, per tornare ad immergersi nel suo mondo segreto, un mondo che per tutti noi che abbiamo cercato di rubarle una foto resterà sempre un mistero sconosciuto.


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