In cinque minuti

Visto che nelle prossime settimane ho in programma di frequentare un corso autoproduzione di cosmetici naturali tenuto dalla stessa associazione da cui ho imparato a fare il sapone, ho pensato di mettere sul blog la ricetta del primo spignatto che ho fatto l’anno scorso dopo il corso, come suggerito dalla nostra maestra Edera. Non invento niente di particolare, questa ricetta o sue varianti si trovano su moltissimi siti internet, visto che si tratta dell’imitazione del deodorante Cremino prodotto da una delle mie case di cosmesi naturale e handmade preferite. Quando però ho scoperto che si poteva fare (e funzionava!) veramente con due lire ho messo da parte l’idea di comprare l’originale.

Questo deodorante super economico e facilissimo da fare anche per chi è alle prime armi con lo spignatto è stato ampiamente da me testato in alcune delle situazioni che scientificamente fanno più sudare l’essere umano, con conseguente attacco chimico per gli astanti, ovvero:

1) esami universitari vari: condizione in cui la secrezione salivare diventa prevalentemente mucosa (ovvero la bocca s’impasta) e l’adrenalina circolante stimola l’attività delle ghiandole sudoripare con conseguente profusa perdita di liquidi ed elaborazione del secreto da parte dei batteri della flora cutanea (ovvero l’ascella acquista un odore sui generis).

2) corse verso il treno: accompagnate di imprecazioni quando lo vedi dalle scale della stazione e pensi “ma porc..quello è il mio!”, con ulteriori imprecazioni quando sali e ti metti in piedi vicino alle porte d’uscita con i gomiti degli altri passeggeri piantati nella pancia e nella schiena perché Trenitalia si ostina a mandare treni miseri nell’ora di punta: situazione in cui la concentrazione d’ossigeno nell’aria crolla pericolosamente e l’unica salvezza dal surriscaldamento è la sudorazione.

3) tirocinio in ospedale: luogo dove inspiegabilmente c’è la stessa temperatura disumana sia d’estate che d’inverno (il mio termostato ipotalamico dice non meno di 35 gradi) e quando ti accorgi che hai la fronte appiccicaticcia tipo Pavarotti non hai che da sperare che il camice sia un utile scudo di protezione dalle esalazioni corporee per pazienti e personale ospedaliero a cui giri intorno.

…ho scherzato un po’ con questo piglio medichese e esoso,ma funziona!

Ci vogliono, senza scherzare, cinque minuti, e non c’è dentro nessuna sostanza antitraspirante né alcol, né schifezze petroliose varie. Anzi, la sua formula idratante salva la nostra pelle dai disastri di una delle più barbare tecniche a cui le donne possono sottoporre le loro ascelle: la ceretta.

Quindi all’opera!

Deodorante in stick alla lavanda

  • burro di karitè, 3 cucchiai
  • olio di mandorle dolci, 1 cucchiaio
  • amido di riso o di mais, 2 cucchiai
  • bicarbonato, 2 cucchiai
  • olio essenziale di lavanda, 10-15 gocce (o altro olio essenziale a scelta: sembra che i più indicati siano menta, tea tree, rosmarino, salvia, agrumi.)
  • pentolino e vasetti per bagnomaria

In teoria la ricetta potrebbe fermarsi qui: con questi ingredienti si ottiene un deodorante in crema da conservare in un barattolino e applicare con il dito. Ma se non ci va l’idea di impiastricciarsi possiamo procurarci anche

  • cera d’api, 8 grammi
  • lo stick vuoto di un vecchio deodorante

Mettere a bagnomaria la cera, l’olio e il burro di karitè in un vasetto di vetro. Mettere sempre un fazzoletto sul fondo del pentolino per comodità. Quando tutto si è sciolto, aggiungere  il bicarbonato e l’amido e mescolare finché non si ottiene una cremina bianca. Togliere dal fuoco e far raffreddare qualche istante, poi aggiungere gli olii essenziali, mescolare ancora e colare la crema nello stick. Se ha “i buchini” sul fondo, chiuderli con un pezzetto di carta stagnola. Far raffreddare bene,anche nel freezer per far prima, finché non diventa solido…a questo punto è pronto da spalmare!

Con questa dose si riempie un vasetto di vetro grande come quelli dello yogurt, se invece fate la versione stick consiglio di ridurre le dosi a un terzo, io sono riuscita a riempircene ben tre…uno per me, uno per l’Orso e uno da regalare. Si conserva tranquillamente fuori dal frigo per più di due mesi.

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