INTRO – United States: these are seven things

Fine agosto, poi inizio settembre: Soffitta, lavoro, studio, gatti. Tutto ricomincia normale.

 

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Ma come faccio a sentirmi normale dopo le due settimane che abbiamo vissuto? In effetti ogni tanto trovo qualche traccia in casa: la sabbia di Santa Monica ancora sugli asciugamani, le scarpe da ginnastica sporche dell’argilla arancione di Bryce Canyon, un vinile nuovo acquistato a Heigh Hasbury, il quartiere più “fricchettone” di San Francisco.

Menomale, perché per la maggior parte del tempo mi viene da pensare “Ma è successo davvero? Ho davvero attraversato Arizona, Utah, Nevada e California per duemilaottocento miglia?”.

Molti meridiani più a Ovest, è stato il  nostro viaggio più lungo, più lontano, il nostro “sogno Americano” che è rimasto proprio un sogno fino all’ultimo minuto, finché non abbiamo messo almeno un piede giù dall’ultimo di quattro aerei, perché arrivare al primo scalo e sentirsi dire “mi spiace, il volo è chiuso”, alias “avete perso l’aero” ci ha fatti disperare un bel po’.

Ma alla fine ce l’abbiamo fatta!

Ai nostri occhi l’America è un mondo affascinante ed estremo, con contraddizioni grosse come case: una cultura neonata, in cui centinaia di etnie diverse convivono e aggiungono un loro tassello, una grande espressione di libertà e accoglienza per le diversità che però affonda le radici nel massacro di migliaia di nativi che ad oggi vivono nei container, popoli persi e distrutti dall’alcolismo. Città di luci, aria condizionata polare, cibo a tutte le ore e ricchezze portate fino allo spreco, dove gli homeless rappresentano la metà scomoda della realtà. Da un lato un rispetto per la natura che mi ha stupita, là dove questa è delimitata dai cartelli dei national park, e una gran voglia di viverci dentro in maniera semplice almeno per una vacanza, dall’ altro lato fiumi di plastica pro capite ogni anno, ettari di coltivazioni intensive. Un mondo dove la logica del consumismo è così radicata nella società che anche le chiese hanno i loro slogan per attrarre i fedeli.

Nonostante questo l’America ci attira come una calamita, ed è là che abbiamo voluto volare questo agosto, nell’angolo a sud ovest del puzzle di stati con nomi da film che compongono gli Stati Uniti.

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Sono pazzi: l’avremo ripetuto decine di volte al giorno, a volte perplessi e altre ridendo da morire, davanti agli sciami di motociclisti di Harley decorate con fiammate e giaguari, alle interminabili corsie di snack e ai barattoli di cheese sauce arancione fosforescente dentro i supermercati, fuori dalla Little Chapel of the West di Las Vegas, quando una coppia di sposi dell’ultimo minuto ha varcato la porta seguita da un finto Elvis pieno di paillettes che suonava per loro.

Eppure ho adorato tutto, e ho imparato ad apprezzare anche questi pazzi americani!

Ecco sette cose che ho amato di questi incredibili Stati Uniti, o almeno della piccola ma enorme parte che ne abbiamo esplorato.

 

Continua…

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