La volpe e la bambina

 

Quando avevo nove o dieci anni, un’estate, successe qualcosa di magico e straordinario. Un po’ come quando ho scoperto che la gatta nera randagia aveva avuto un cucciolo, come quando per mesi ho osservato il nido dei codirossi e i movimenti della famiglia che lo abitava.

Nell’aia davanti a casa mia, in campagna, ogni sera arrivava la volpe.

Non mi ricordo bene com’era, se aveva la coda folta o se era un po’ smilza e spelacchiata come se ne vedono spesso, ma tutte le sere, per un’intera estate, appena sparecchiavamo la tavola in giardino scendeva svelta e silenziosa dai campi sopra casa e si dirigeva senza esitazione a mangiare gli avanzi che la vicina lasciava per i suoi gatti.

Ricordo di averla osservata spesso, dietro le tende del salotto, in ginocchio sul pavimento perché non mi vedesse, man mano che sempre meno spaventata veniva a mangiare fino davanti alla nostra porta; dopodiché, se ne andava, così com’era venuta, per tornare la sera dopo alla stessa ora.

Inutile dire che ero entusiasta come solo i bambini riescono davanti a questo fatto eccezionale! “A casa mia c’è una volpe!”, dicevo ai miei amichetti, felice che mi guardassero con curiosità come se abitassi in un posto fatato dove gli animali selvatici si lasciano avvicinare dalle persone.

Fantasticavo su di lei, su dove fosse la sua tana…magari era una femmina e aveva dei piccoli! Non capivo come qualcuno potesse pensare che quello fosse un animale cattivo a cui si dovesse perfino sparare, perché non entrasse nei pollai per mangiare le galline…per me era solo bella, e ormai era nostra.

Poi venne l’inverno: io e i miei genitori tornammo in città, la vicina passò lontano da casa alcuni mesi, e della volpe perdemmo ogni traccia…finché un giorno, sul giornale, leggemmo in un articolo con tanto di foto a dimostrarlo che nel borgo di case a due passi da noi c’era una volpe quasi domestica che si avvicinava alle case in cerca di cibo.

“è la nostra volpina!”, commentò la vicina, scandalizzata che quella furbona ci avesse traditi così e si fosse venduta al migliore offerente. In effetti mi sentii gelosa nel vedere nella foto un gruppetto di bambini sorridenti che osservavano compiaciuti la volpe sbafarsi quanto gli lasciavano da mangiare…fu un po’ come se ce l’avessero rubata!

A pensarci ora è così stupido. Forse era costretta ad avvicinarsi alle case perché era malata, ferita o davvero molto affamata, ma in ogni caso non sarebbe mai potuta essere di nessuno.

Non ho più ripensato a questo episodio fino a quando due estati fa, tornando a casa in macchina con l’Orso, abbiamo incontrato una volpe per strada, come ci capita spesso. Di solito si scorge appena un guizzo dorato illuminato dai fari dell’auto o la punta bianca di una coda che appare dietro la curva e attraversa la strada in un battibaleno, poi sale verso il bosco per il piccolo viottolo tracciato dalle sue stesse zampe.

Quella volta non andò così, ma la volpe correva a lato della macchina, quasi a volerla accompagnare, poi si accucciò nell’erba al lato della strada. Un comportamento bizzarro che ci incuriosì. Finì che passai un quarto d’ora buono seduta sull’asfalto accanto a lei nel buio, in silenzio, cercando di non muovere un muscolo, senza che lei desse segno di aver paura di me. Scappò via solo quando ce ne andammo e i fari dell’auto si accesero di nuovo.

L’emozione di questo incontro è difficile da descrivere, penso di essere tornata bambina all’istante. Le ero stata così vicina che avrei potuto toccarla! “Forse la volpe era cieca: non poteva vedermi, ecco perché non è scappata quando mi sono avvicinata”, ho pensato, anche se non potevo fare a meno di immaginare che ci fosse dietro qualcosa di più.

E se si fosse fidata di me perché ha capito che non potevo farle del male?

Poi mi sono ricordata di quando da piccola aspettavo l’ora giusta per vedere se anche quella sera la volpina sarebbe venuta nell’aia…Quanto a lungo può vivere una volpe? Per un secondo sono stata convinta che fosse lei.

Ma subito ho realizzato che era davvero impossibile: era una volpe giovane, con una folta coda e il muso affilato che annusava la notte…erano passati più di dieci anni e non poteva essere la nostra volpe. Da bambina avrei perfino pensato senza un minimo di esitazione che mi avesse riconosciuta, ma ora quella magia non funziona più.

E oggi scopro questo film e mi sciolgo, e vorrei essere io quella bambina per provare la magia di capelli rossi e occhietti che sbirciano la foresta, e sognare di poter fare amicizia con gli animali del bosco. Ma l’insegnamento importante è oltre la fiaba: è davvero giusto tentare di addomesticare ciò che è selvatico?  L’amicizia, come tutte le relazioni, ha degli equilibri, dei confini che non è lecito superare: se si prova a snaturare chi vogliamo legare a noi, l’equilibrio si spezza.

Aspettare, cercare l’altro e accoglierlo per come è, per quello che ci può dare. è questa la chiave.

Finalmente l’ho capito.

 

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Rispondi a Cami Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>