L’albero con gli occhi

Da tanti piccoli particolari del mio blog e dal mio “logo”, l’albero della vita di Klimt di cui da anni mi sono appropriata per sostituire la mia faccia che mi ostino a non voler mostrare sul web, forse si intuisce il mio legame particolare con gli alberi. Per me sono testimoni di ricordi, memoria dei luoghi su cui continuano a vegliare anche quando gli umani li hanno abbandonati…ma non voglio parlare di questo, oggi, perché sarebbe difficile e meriterebbe un post a parte.

Voglio invece raccontare di un albero particolare, un albero con gli occhi, e quindi, per forza, anche di Tiziano Terzani.

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Di nuovo, Tiziano è un personaggio di cui si potrebbero scrivere fiumi, ma non sta a me, che nonostante ami i suoi scritti spesso fatico a portare a termine letture impegnative come “Un altro giro di giostra”, che quest’inverno mi è nuovamente capitato fra le mani e per qualche giorno mi ha al contempo incantata e fatta piangere, riflettere tanto su di me e sul mio lavoro di medico.

Mi sembra così assurdo che le radici di quest’uomo affondino proprio dove continuano a ramificarsi anche le mie, su montagne di confine fra Toscana ed Emilia Romagna, luoghi poveri e sconosciuti di castagni e vita semplice. Lui che ha viaggiato e vissuto in realtà inimmaginabili, lui che ha cresciuto i suoi figli in Cina, che ha così amato l’India e visto gli orrori di tante guerre da giornalista, che una volta scoperto di essere ammalato ha vissuto da eremita nell’Himalaya, lontano da tutti, ha scelto il paesino di Orsigna come ultimo rifugio prima di abbandonare questo mondo.

L’albero. Di nuovo, mi ritorna alla mente questo simbolo che sento così umano, perché il fusto e la chioma s’innalzano e guardano il mondo dall’alto, ma le radici sono forti, e rinnegarle vuol dire morire. Le radici sono qualcosa con cui prima o poi si deve fare i conti, un luogo dove si deve tornare.

All’Orsigna, a un’oretta di cammino dal centro del paese, c’è  una piccola radura : ci si arriva lungo un sentiero in salita attraversando un castagneto splendido, dove se ci si soffermasse ad osservare i disegni della corteccia di ogni albero si potrebbero inventare favole incredibili, passando poi attraverso qualche borghetto di case che hanno ancora il tetto di ardesia, alcune abbandonate, altre arricchite da bellissimi vasi di fiori alle finestre e ortensie blu nei giardini, quelle che crescono così belle proprio sulle nostre montagne, case vive almeno per la stagione dei villeggianti.dav

Al centro della radura, lui, l’albero a cui Tiziano ha messo gli occhi.

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è un castagno, il mio  albero preferito, un castagno adornato da file colorate di bandierine tibetane che i visitatori rinnovano ogni anno, e un paio di occhi di ceramica che ti senti addosso anche quando ti siedi poco distante a riposare e godere del silenzio e del vento fresco che accarezza questo posto.

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Un castagno che con un piccolo gesto è diventato vivo anche agli occhi di chi lo vedrebbe come “solo” un albero. Basta poco, pochissimo, per ricordarsi che siamo tutti espressione della stessa vita.

Un bel ricordo, un messaggio prezioso. Sono tornata a casa felice, rilassata dalla bella passeggiata, e mi sento fortunata per poter godere anch’io dell’ombra che “miei” alberi mi regalano, delle storie che mi raccontano quando ci siedo vicino.

 «Noi pensiamo sempre che gli alberi sono cose che si possono tagliare, che si può far legna. Allora a questo ho messo gli occhi. Sono occhi indiani., perché li mettono sulle pietre, perché se Dio è dovunque per renderlo visibile ad una mente semplice bisogna che c’abbia degli occhi, che sia come un umano. Allora ho portato dall’India questi occhi e li ho messi all’albero, e li ho messi per mio nipote, così che gli potevo spiegare che questo albero ha vita ” C’ha gli occhi, come noi” , e non è che lo si può tagliare così, impunemente, che lui ha una sua logica di essere qui, che tutto ha diritto di vivere., anche quest’albero E se proprio un giorno andrà tagliato perché cade sulla casa, o qualcosa, bisognerà almeno parlargli, chiedergli scusa». 

Tiziano Terzani

 

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