Mood Indigo

 

No,non mi riferisco al film, che sono andata a vedere domenica scorsa e che sconsiglio di cuore a tutti gli amanti di Il favoloso mondo di Amelie: non fate il mio errore, io che ci sono cascata come una fessa incantata da Parigi e Audrey Tautou nelle immagini del trailer taglia incollato a dovere e dai paragoni continui  della critica pre uscita con quello che resta in assoluto il mio film preferito. Poi, sarà qualcuno che s’intende di cinema più di me a smontarmi e a darmi della grezza che non ha apprezzato i mille rimandi ed eleganti tributi a questa e quell’altra pellicola…insomma, io sono uscita dalla sala senza sapere bene che senso aveva quel che avevo visto e piuttosto scocciata per gli otto euro buttati.

Parlo di quei colori che a volte ci danzano dentro e solo i più attenti ed empatici attorno a noi sanno percepire. Per me musica e colori si fondono in un tutt’uno, in un mood. Trovo perfette le quattro lettere che formano questa parola per esprimere un concetto così rotondo.

Uno stato d’animo non è solo bianco o nero, positivo o negativo. Non ci sono solo momenti felici o tristi, ma della stessa felicità ce ne sono sfumature infinite: la felicità per me è color rosso velluto ai primi appuntamenti, celeste evidenziatore su e giù per le montagne russe, verde acido nella folla dei concerti in piedi, rosa antico nel sorseggiare un té con un’amica…e sono tutti tipi di felicità diversi.

La malinconia, invece, c’è solo di due colori: il grigio e l’indaco. La malinconia grigia è quella da lacrime, da pioggia e freddo in casa da sola, e lascia poco scampo.

Invece l’indaco è quando la prima pioggia d’autunno mi sorprende e scroscia illuminata dai fari dell’auto, quando l’erba e la salvia bevono milioni di gocce e ce le restituiscono in profumi forti, aromi di terra e linfa.  Stamattina fuori dalla finestra regna un silenzio incantato color madreperla, pochi uccelli cantano, e allora è forte la voglia di legna che crepita nel camino, di un tappeto di foglie rosse sotto cui riposare come funghi  dormienti. Questa è una malinconia bella, in cui crogiolarsi quasi, come quando si tirano le coperte fin sopra la testa al suono della sveglia, ignorandola per qualche minuto.

 

Piove ma tutto è un sogno; presto si sentirà
l’usignolo magico dire con le note
che fuori è il sole: guardalo!….piove

Più in là nuvole e odore di te,
quest’aria di pace…ma dentro di me rumore
perchè qua non posso urlare!
vorrei stare bene anche con due soldi miseri
ed un cane, viaggiar, rincorrendo sempre il sole

Piove sui giorni smarriti, piove di nostalgia.
tu conservi ancora gocce di tempesta
di ogni temporale

 

Allora mi sento un po’ indaco, piove anche nel mio cuore e il sangue si diluisce di violetto e celeste. La musica completa questo mio essere camaleonte, chiude il cerchio perfetto di ogni emozione; non c’è bisogno di studiare quali note s’intonano meglio con i colori dei miei attimi, quelle giuste mi vengono a cercare da molto lontano da un frammento della memoria.

 

Non c’è niente che più mi ferisca
di un sorriso forzato e di una presenza inquieta
che mi spaventa e debilita le mie difese.
Quando sono fuori e dentro dalla stanza
nè a destra nè a sinistra
sulle sponde del fiume che sogno nitida…nitida
L’eterno delle tue parole sparse

Non c’è niente di più strano
che il normale  ed irriflessivo silenzio, sai,
quando il ghiaccio si scioglie,
la bambina ingrata non sa essere delicata
senza dire amore e pensare alla morte, nitida…nitida

No, le canzoni non si dimenticano, restano addosso, come leggevo da Lena, sono  una seconda pelle, un vestito attillato cucito apposta per noi che possiamo strappare e cambiare quando vogliamo.

Queste le ascoltavo, dice la data, nel 2005. Recto verso, di nuovo, verso e da una me che non so ritrovare, ma forse nemmeno voglio. Forse è il momento di dare una sterzata , essere incosciente, e stare a vedere.

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