Prima di partire per un lungo viaggio (…di nozze)

Oggi ho voglia di scrivere. Di raccontare di me senza un ordine preciso, come facevo i primi tempi del blog.

Racconto che ho tagliato i capelli, di nuovo; sì, perché pensavo che dopo quella volta non avrei più fatto colpi di testa e i capelli li avrei lasciati crescere in pace, un po’castani e un po’biondi, liberi e leggeri sulle spalle.

E invece mi sono immaginata a doverli curare, ormai lunghissimi, molti meridiani a est, dove faremo il nostro viaggio di nozze, e ho deciso che la me che voglio mostrare all’oriente ha i capelli corti, un po’sbarazzini. E allora via, zac, tagliato tutto.

Racconto che in città c’è il cinema all’aperto a 5 euro e 50, nel cortile della mia scuola media, e abbiamo visto l’ultimo film di Virzì con degli amici e ci è piaciuto un sacco. Un film, ma potrebbe raccontare la storia di tante persone che sfioro ogni giorno quando indosso il camice.

C’è il mercato, il sabato mattina, e ho comprato un grande cappello a righine bianche e nere per la spiaggia che mi fa sembrare un’attrice degli anni ’50. Fa caldissimo, e a volte dopo cena passeggio con una collega per le strade deserte dove fino a poche ore prima clacsonavano le auto.

Ho guidato da sola, quasi senza perdermi, fino a casa della mia amica che abita nel Chianti in un posto illegalmente bello, fra i vigneti, incontrando pulmini di turisti tedeschi, e ho passato uno splendido pomeriggio con loro, le amiche di Firenze, a bere tisana e mangiare crostata, a parlare del mio matrimonio, di medicina, del mio e del loro viaggio…persone che mi invitano ad essere me stessa e mi lasciano libera di rilassarmi e ridere.

Io e l’Orso abbiamo festeggiato in barca la prima settimana da sposati, solo io e lui, con un bagno nudista alla traina che ha rinnovato la pelle, un pomeriggio di pigrizia al sole, terminando con mojito al tramonto.

Il matrimonio.

Ci sarà tempo per raccontare con meno fretta, ma dico solo: se vi amate, sposatevi. Adesso che ce l’abbiamo fatta so che non potevamo farci regalo più bello.

Se vi sposate, fate l’impossibile per seguire il vostro istinto, fatelo in modo autentico e sincero…siate semplici, siate veri, raccogliete attorno a voi chi davvero saprà gioire con voi, tanti o pochi intimi; non cercate di stupire a tutti i costi ma divertitevi a immaginare la sorpresa negli occhi dei vostri cari, organizzate per loro una bella giornata, per voi una giornata indimenticabile. Siate fedeli a voi stessi, non al bon ton, alle convenzioni. Godetevela, fatelo a modo vostro. Ridete, ballate, abbracciate. Lasciate uscire il vostro amore e contagiate tutti.

Abbiamo portato gli Stregatti a casa dei suoceri e già ci domandiamo come faremo a riportarli in Soffitta, dove non potranno più guardare il mondo dall’alto di un balcone.

Già si sono ambientati, hanno già preso possesso di una serie di posticini strategici.Ci mancheranno molto.

Oggi ci aspetta un aereo, il primo di molti. In valigia ci sono: un frasario di Giapponese, un tubetto di crema solare ad alta protezione, vestiti colorati e leggeri, una borsa capiente, un libro che parla di psicoterapia.

Oggi io e l’Orso partiamo per il nostro viaggio di nozze.

Sarà IL viaggio, quello che per ragioni di tempo e fondi non avevamo nemmeno mai immaginato. Sogno l’Asia da sempre, da quando ero piccola, e l’Orso sogna di fare il pirata dei Caraibi (aiutatemi a convincerlo che le treccine alla barba è meglio se le lasciamo a Jack Sparrow.).

Quindi si cerca di accontentare entrambi: la prima tappa sarà il Giappone, la seconda le isole della Polinesia Francese, da esplorare in barca a vela.


Passeremo le prime due settimane della nostra luna di miele fra Kyoto, le alpi giapponesi e Tokyo…e io sono così entusiasta che per mesi nei miei sogni ho visto solo kimono, teiere, giardini zen e templi shintoisti. Merlino ormai lo chiamo neko e uso le bacchette anche per mangiare l’insalata. Come se non bastasse, in piena frenesia io e l’Orso abbiamo iniziato a studiare il giapponese, quest’inverno, o meglio a cercare di acquisire qualche rudimento per sopravvivere senza perderci quando saremo là!  è come imparare a leggere e scrivere per la prima volta. Ed è dura.

E così ho scoperto che come se non fosse abbastanza difficile, ci sono tre alfabeti. Tre.
Sui primi due ci si può anche provare, peccato che il terzo, quello ideografico, sia composto da così tanti simboli che nemmeno un giapponese madrelingua li conosce tutti! Quindi dopo l’entusiasmo iniziale ho mirato a saper chiedere “Mi scusi, dov’è il bagno?” e “Vorrei un sushi misto, per favore” più tutti i grazie, prego, scusi del caso, senza dimenticare un piccolo inchino del capo a mani giunte, perché i giapponesi sono davvero molto formali…e strani forte! Santo YouTube, ho seguito le lezioni online di una maestra virtuale che si chiama Eriko Kawasaki, e molte dritte da qualche italiano che in Giappone ci è andato a vivere. Ad esempio, l’avreste mai detto che se in Giappone ti soffi il naso in pubblico sei immediatamente guardato con disgusto perché sei considerato un vero zozzone? E che invece, fare rumore mentre mangi gli spaghetti è un segno di apprezzamento per il cibo?

Credo che sarà un’ immersione in un altro mondo, come andare a visitare un pianeta lontano dove abitano gli alieni…

Sayoonaraaaa!!

Buone vacanze a voi!

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