Ancora qui

Proseguire “l’operazione dottore” qui, in una piccola città invece che in una clinica universitaria è stato il frutto un po’ di una scelta e un po’ di un caso, e come spesso succede quando si molla un po’ la presa e si lascia che le cose vadano per conto loro, credo che mi sia andata bene: forse ho trovato una dimensione adatta a me per diventare il tipo di medico che vorrei.

Per molti miei compagni di studio lavorare sul territorio in un piccolo centro rappresentava l’ultima spiaggia, mentre io mi sono sempre sentita persa nel grande ospedale dove mi sono laureata, dove il sapere si tagliava col coltello ma per cui ho sempre provato più timore che appartenenza.

Sto trascorrendo questi primi mesi di formazione in un ambiente positivo con colleghi da cui imparo ogni giorno qualcosa. L’altro giorno mi hanno detto: “Quindi prima o poi dovrai andare via? Ma non è giusto! Voi non potete venire qui, stare sei mesi e poi sparire. Ci si affeziona.”

Ecco, non fatemi pensare che fra poche settimane cambierò, che già mi dispiace da morire. Per la prima volta mi sono sentita accolta, a mio agio, e per me è fondamentale o anche quel poco che so fare se ne resta chiuso col lucchetto in un cassettino remoto del mio cervello. Finalmente capisco quando dicono che se una cosa si fa volentieri non ci pesa, e l’entusiasmo ha preso il posto della paura di sbagliare. Lo studio non finisce mai, ci sono sempre lacune da colmare, le lezioni una volta a settimana, ma sto finalmente scoprendo alcune delle bellezze del lavoro: anche se per un lavoro come questo non sempre è del tutto vero, quando torni a casa lo puoi lasciare fuori dalla porta, almeno fino al giorno dopo, e dedicarti ad altro. Quando studiavo a tempo pieno, nei periodi caldi, non era mai così, e i miei esami e il carico di stress correlato cercavano d’infilarsi con prepotenza anche là dove non avrebbe dovuto esserci spazio per loro.

Adesso è molto diverso, e la fortuna di lavorare a poca distanza da casa mi lascia il tempo per tornare a rifugiarmi nella mia Soffitta, coltivare le nuove abitudini, uscire a scoprire la mia città piccola, un po’ noiosa, sempre un passo indietro, ma che se si cerca bene nasconde molto di bello: lo yoga, che ho cominciato in una saletta profumata d’incenso con una maestra dalla voce dolcissima il cui namastè portava via ogni preoccupazione e che sto continuando con costanza in una veste più dinamica in una piccola palestra-ex capannone che adesso ospita corsi di yoga e pilates e perfino un angolo di booksharing; bar e locali che spuntano come funghi nel nostro centro, per bere un caffè con un’amica senza un motivo preciso, per prendere un aperitivo con i compagni di università così, per rivedersi; una biblioteca enorme dove ormai non vado più a studiare ma a prendere in prestito i libri, ultimamente guide turistiche; una stradina di cui non conoscevo l’esistenza dove abita una pasticcera, sotto il tetto anche lei, che in una sera di pioggia ha insegnato a me e altre quattro corsiste i segreti della pasta sfoglia, in una mattinata di sole quelli della pasta frolla, nella sua deliziosa cucina.

Qui in inverno ti svegli la domenica mattina e vedi il solito cielo di un grigio lattiginoso che ti sbatte davanti un’altra giornata da passare in casa, ma ti ispira immediatamente Guccini. Qui nelle giornate di sereno d’inizio marzo preghi per quelle due nuvole che la sera infiammino il cielo, quando il sole tramonta e ti regala quei cinque minuti di oro rosa prima di sparire del tutto.  Qui fioriscono mimose, poi magnolie, glicini e poi le siepi di gelsomino mi accompagneranno con il loro profumo inebriante mentre passeggio verso il centro. Qui ho la mia campagna ad un passo, il luogo dove basta starsene seduti sotto un ciliegio fiorito ronzante di api e tutto torna a posto.

E non posso non considerare che qui, se hai voglia di farti coccolare dalle amiche di Firenze puoi prendere un treno ed essere presto sul Ponte Vecchio ad abbracciarle sgomitando fra i turisti giapponesi.

Una città di strette vedute che vive nell’ombra delle città d’arte toscane che ospitano più spesso eventi, mostre, concerti…eppure mi ci radico, e mentre ho amici che vanno oltreoceano o all’altro capo d’Italia per cambiare vita e mentalità resto qui dove c’è quello che ho sempre conosciuto, il luogo a cui nel bene o nel male appartengo.

SONY DSC

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>