Saluto al Sole

Quest’anno mi ero ripromessa di fare le cose per bene: andare a dormire “su”, fare una bella passeggiata nel verde la mattina, raccogliere qualche fiore per decorare la Soffitta e un po’ di iperico per tradizione, poi origano, timo, maggiorana da far seccare e chiudere nei vasetti per l’inverno, raccogliere le fragoline di bosco, che non ne avevo viste mai tante come quest’anno.

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Il Solstizio viene di domenica, perfetto per festeggiare l’Estate.

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Una guardia di ventiquattro ore ha un po’ scombussolato i miei piani, e alla fine ho passato la notte in ambulatorio  e la mattina a dormire nel mio letto, finalmente senza sognare il telefono che trilla, con gli Stregatti che mi zompavano sulla pancia durante le loro ore quotidiane di follia.

Poi una bella doccia, un pranzo di sushi e sono tornata ai miei propositi iniziali: in campagna ci ha accolti un pomeriggio fresco da post acquazzone, profumato di fiori e ricco di tutti i suoni del bosco che si scrolla le gocce d’acqua dalle penne e ricomincia la sua giornata selvaggia. Non ho ancora raccolto i mazzetti di erbe e ho pensato che le margherite sono così belle, più sui loro arbusti che in un vaso. Prenderò la menta, per fare il tè domattina.

Come piccolo festeggiamento, ho pensato di fare un po’ di yoga sul prato mentre gli altri leggevano o sonnecchiavano, per distendere la schiena e allungare i muscoli un po’ acciaccati (il letto della guardia non è mai il massimo della comodità): la sequenza del saluto al sole mi sembrava perfetta per questa giornata ma non ricordavo tutte le posizioni, quindi ho deciso di muovermi liberamente, “find what feels good” dice la mia “maestra virtuale”.

Ho portato il respiro dentro la schiena, nella posizione del bambino, arresa, con l’erba morbida fra le dita e la terra ben ferma sotto i palmi delle mani; ho visto il giardino capovolto, guardando verso il mio ombelico nella posizione del cane, con i gerani rossi che crescevano a testa in giù. Non avevo mai fatto questo all’aperto e mi si è presentata un’esperienza sensoriale fantastica che mi ha fatto sentire lontanissima la stanchezza del giorno prima. Anche stare semplicemente seduta sull’erba a gambe incrociate non è un’esperienza passiva, e ad occhi chiusi, inspirando dalle narici lentamente e a fondo, tutto si amplifica ed è nitidissimo anche se non lo puoi vedere: dal profumo fumo di legna che scoppietta nel forno, acceso per la prima volta quest’anno, al cinguettio insistente proveniente dal nido delle cinciarelle.

Eh sì, quest’anno siano proprio fortunatissimi!

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Abbiamo un nido proprio nel nostro giardino, in una casetta su cui non avrei scommesso nulla, appesa al solito ulivo che era tanto piaciuto ai codirossi, e due cinciarelle gialle e azzurrine ci intrattengono con il loro viavai.

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Tutto così uguale anno dopo anno, ma speciale.

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