Un passo alla volta…

Da qualche giorno ho iniziato a camminare. Suona strano che si debba decidere di uscire per camminare, non è una delle cose più fisiologiche per noi, come bere o respirare? Eppure passo talmente tanto tempo seduta che è proprio così. Per tutto l’inverno ho avuto inviti da amici e amiche “dai, vieni con me alla nuova palestra che hanno aperto, ci sono anche i corsi di yoga!” (ecco, yoga è una delle cose che vorrei fare l’inverno prossimo). In effetti ho pensato più volte che una bella annata in palestra potrebbe essere la soluzione definitiva per risolvere il mio sovrappeso che la piscina negli ultimi tre anni non è riuscita a migliorare molto; niente di patologico, ma avete presente quando da sempre sei quella cicciottella, quella rotondina che non può portare i pantaloncini, che si vergogna ad andare dall’asciugamano al bagnasciuga? Eccomi, sono io. Ma mi è sempre sembrato strano che per stare bene ci si debba obbligare a frequentare una sala piena di omaccioni palestrati che si baciano i muscoli gonfi e ragazzine in shorts attillati e canotta che fanno ondeggiare la coda di cavallo correndo sul tapis roulant; diciamo che non è un posto che mi mette a mio agio. Perché chiudermi in un capannone per sudare quando lo posso fare all’aperto? Quindi ho deciso di camminare, semplicemente. Muovere le gambe, mettere un piede avanti all’altro, perché per questo sono fatti.

A volte cammino piano, lentamente, con nelle cuffie una musica rilassante (ultimamente mi piace molto Lisa Hannigan, conoscete?),  e ci metto un’ora intera ad arrivare al borgo di case vicino al mio, ma intanto mi guardo intorno e vedo tanto verde, la città in basso, lontana, e se è bel tempo un puntino che è il campanile di Giotto, e rose canine, ginestra, soffioni, le nappine e le manine di Gesù, erbe che la mia nonna mi ha insegnato a riconoscere da piccola, e delle campanule violette bellissime che non so come si chiamano. Sento cinguettare e svolazzare. Oppure posso concentrarmi sugli odori: umido, foglie bagnate, fiori dolciastri, erba tagliata, odori di cucina quando passo vicino alle case. Qualche cane mi abbaia  finché non sparisco dietro la curva, trovo qualcuno del paese da salutare.

Altre volte corro, o cammino veloce e con grinta, e mi faccio accompagnare da una musica allegra e ritmata (dagli Abba, principalmente, o quando mi voglio particolarmente male metto Sweet Dreams degli Eurythmics) che mi aiuta a non sentire che ho il fiatone: sudo, ho caldo, sono stanca e sento i polmoni che bruciano, non ancora abituati a questo tipo di movimento, ma poi mi dico che sono fatti per tirare dentro aria pulita e buttar fuori quella piena di stanchezza, per ossigenarmi i muscoli e schiarirmi la mente, e allora continuo. Le gambe le sento pesanti, ingombranti, ma anche loro sono fatte per camminare, i muscoli per contrarsi e rilasciarsi, quindi lascio perdere l’idea di fermarmi, non ce n’è motivo. E chissà, forse alla fine dell’estate riuscirò anche a correre qualche chilometro senza fermarmi.

Poi, pit stop: ci sono i ciliegi carichi, altro che sali minerali in bustina! E infine una bella doccia, mi lavo col sapone scrub al latte di cocco che ho fatto con la mia amica Mark e che fa più schiuma di qualsiasi bagnodoccia! Sudata nella mia tutona, la t shirt di Emergency rossa e rossa in viso, spettinata, con le scarpe da ginnastica vecchie del liceo che stavano inutilizzate nell’armadio, devo avere un’aria davvero sconvolta per chi mi vede passare, visto che non sono esattamente una persona atletica: ma dentro sento che sono piccoli passi per la mia salute che mi aiutano a sfogare tensione, malumori eventuali, o semplicemente a godermi un po’ di più il bel posto dove abito in questi mesi. Niente bibitoni azzurri o cardiofrequenzimetro …e mi sento ogni volta più piena d’energia, e leggera!!

…non arriverò mai a questi punti, ma vi lascio questa citazione da uno dei miei film preferiti!

Quel giorno, non so proprio perché decisi di andare a correre un po’, perciò corsi fino alla fine della strada, e una volta lì pensai di correre fino la fine della città, e una volta lì pensai di correre attraverso la contea di Greenbow. Poi mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale correre attraverso il bellissimo stato dell’ Alabama, e cosi feci. Corsi attraverso tutta l’Alabama, e non so perché continuai ad andare. Corsi fino all’oceano e, una volta lì mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale girarmi e continuare a correre. Quando arrivai a un altro oceano, mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui, tanto vale girarmi di nuovo e continuare a correre; quando ero stanco dormivo, quando avevo fame mangiavo, quando dovevo fare… insomma, la facevo!         Forrest Gump

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