Un po’ d’ozio…

Oddio, non è che mi sia ammazzata negli ultimi tempi…sarà “una difesa psicologica”, come dice la mia amica C., “t’immagini se s’iniziasse a sclerare ora…come si sarebbe ridotte a settembre??”Invidio profondamente i miei compagni di corso geniali che sono già dei veri dottori e che si destreggiano alla perfezione fra farmaci d’ogni genere…son convinta che potrebbero metter su un banchino e fare diagnosi ai passanti…io invece appena chiudo il libro non vedo l’ora di dedicarmi ad altro e staccare il cervello…

Insomma, ieri c’era un sole magnifico e io desideravo solo il giardino, occhiali da sole e libro da leggere, questo qui a fianco che mi sta piacendo un sacco e di cui vi racconterò presto…ma mi aspettavano le poltroncine arancioni della biblioteca e altri tre disperati come me per cercare di sbrogliare la questione antibiotici.

Mi sono esaltata un po’ rispolverando vecchi cd della Diva come questo qua sotto, e mi sono accorta che ricordavo ogni singola parola dopo anni, wow!! Dovevo essere davvero la peggio fiammata.
Orso chiede:“che ascolti?”
Leti risponde:“ un album francese della Celine, si chiama D’eux (si legge dé, più o meno)”
Orso:” Ah, ganzo…è livornese?”

Oggi, domenica, ovviamente diluvia. Domenica trascorsa a ciondolare in casa, che nervoso! Giornata adatta per fare il bagno annuale alla Belva che ha cercato di fuggire dalla vasca terrorizzato affondando gli artigli nel mio braccio per arrampicarsi …però poveretto, c’ha ragione anche lui, non è un bel trattamento per un gatto. Per fortuna ce l’ho fatta a fare un giretto al mercato, stamani prima che iniziasse a piovere, uno dei rari momenti in cui la mia città di noia la sento quasi bellina: la piazza del centro in cui secoli fa si radunavano i capi longobardi oggi è il ritrovo dei più e meno ggiovani che fanno l’aperitivo il fine settimana, mentre la mattina si riempie di pensionati in bicicletta che non fanno la spesa al supermercato, ma nelle botteghe come cinquant’anni fa, e ha quell’odore di mercato, di frutta e verdura, stoccafisso e pozzanghere mescolato a mele, arance e cesti d’insalata…non saprei descriverlo meglio, e certo non è un buon odore, ma è uno di quelli che mi ricordo da quando ero piccola.
Stamattina ho comprato una piantina di coriandolo da mettere vicina alla nostra nell’orto aromatico che è un po’ stentata, e mi ha raggiunto un effluvio di schiacciata calda appena sfornata dalla porta aperta della panetteria, poi din-don-dan a mezzogiorno dalle campane del duomo mentre gironzolavo con mia mamma fra le bancarelle di fiori e d’artigianato.

Sembravo quasi una turista meravigliata in una cittadina straniera.

A proposito di coriandolo, ecco la ricetta di un panino arabeggiante che ho preparato l’altro giorno per una cena veloce con l’Orso. La ricetta del falafel viene dal mio librino storico sulla cucina etnica, quella della pita da qui, identica, e la salsa…improvvisazione, con lo yogurt fornito dalla mia yogurtiera!

Pita con falafel di fave e salsa allo yogurt

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Abbiamo tagliato la pita per formare una tasca e l’abbiamo riempita con le falafel e la salsa di yogurt…e per finire verdure varie fatte a fettine o strisce sottili. Nel nostro panino abbiamo messo anche la croccantissima insalata dell’orto, gnam buono!

Per la pita:

  • farina 0 o di grano duro, 500 g
  • lievito di birra disidratato, 7 g
  • sale, due cucchiaini
  • acqua tiepida, 300 g

Per la salsa allo yogurt:

  • uno yogurt bianco
  • olio
  • sale
  • pepe
  • un cucchiaino di aceto di mele
  • erbe aromatiche: menta, aneto, dragoncello….tritate finemente con la mezzaluna

Per le falafel:

  • fave secche, 250 g
  • prezzemolo, tanto
  • coriandolo fresco,un cucchiaio oppure macinato, un cucchiaino
  • cumino, due cucchiaini
  • due cipolle ramate
  • uno spicchio d’aglio
  • sale
  • peperoncino
  • olio e.v.o.
  • farina
  • (olio per friggere)

Per fare il pane:

  1. sciogliere il lievito nell’acqua; aggiungere a poco a poco la farina, il sale e impastare.
  2. Far riposare l’impasto per un po’, poi fare otto palline e stenderle col mattarello a formare otto cerchi abbastanza spessi di circa 15 cm di diametro.
  3. Far lievitare una mezz’ora; scaldare il forno a 200°gradi con già dentro la teglia e cuocere i pani finché non si dorano e si gonfiano.
  4. Perché restino morbidi, appena usciti dal forno metterli in un sacchetto di carta con fuori un sacchetto di plastica per una mezz’ora; l’umidità li aiuterà ad aprirsi quando è il momento di preparare il panino.

Per fare le falafel:

  1. tenere le fave in acqua fredda in ammollo per 24 ore, poi togliere la buccia (se sono già decorticate si fa prima).
  2. Mettere nel frullatore le fave scolate dall’acqua insieme alle erbe, le spezie e la cipolla, il sale, il pepe e l’olio d’oliva. Frullare fino ad ottenere un impasto omogeneo. Aggiungere qualche cucchiaio di farina se è troppo morbido, poi lasciar riposare per un po’ in frigo.
  3. Infine con le mani infarinate formare delle palline (oppure aiutarsi con due cucchiai) o delle “schiacciatine”.
  4. Andrebbero fritte, ma sono molto buone anche cotte in forno a 180° per circa 20 minuti o finché non diventano scure.
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