Torino, splendida sorpresa!

Io sono fatta così: mi entusiasmo.

Torino per me è stata una splendida sorpresa, una di quelle città in cui non c’è una cosa in particolare che colpisce, ma è il mood che ho intuito ad avermi incantata: affascinante, elegante, ispirante. Non voglio aspettare un giorno e rientrare nella routine dell’ambulatorio e della spesa da fare con il rischio di lasciar svanire la magica atmosfera in cui mi sono immersa in questo lungo weekend. Molte volte durante questo ponte dell’Otto mi sarebbe piaciuto sedermi e scrivere, perché molte sono state le suggestioni che avrei voluto cristallizzare nel qui e ora in cui mi hanno investita per riportarle sul blog più fedelmente possibile.

Torino ci ha accolti con quattro meravigliose giornate invernali, fredde ed accecanti, e non potevamo desiderare di meglio. Abbiamo alloggiato all’ultimo piano di un bel palazzo liberty in pieno centro, in una piccola mansardina con vista Mole, e uscire di casa con il mio cappotto giallo, felice come una bimba, verso una delle pasticcerie sotto i portici di via Po per fare colazione, mi ha fatta sentire una vera abitante di questa città nuova.

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Camera con vista

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Il 15, tram storico.

I portici, dicevo: amo tanto Bologna per il calore dei suoi portici e per Torino non poteva essere diversamente, soprattutto perché sotto questi portici si susseguono bancarelle di libri usati, negozi di dischi, belle insegne di antiche attività commerciali, restate come una volta.

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Caffè Al Bicerin

Ci sono angolini in cui ci si sente decisamente fuori epoca, come i caffè storici tutti specchi e tavolini di marmo in cui il tempo sembra essersi fermato agli anni trenta, e si sorseggia un bicerin su poltroncine in pelle guardando i passanti oltre la vetrina: una raffinatezza d’altri tempi che a noi fa sorridere, ma che rende particolare anche prendere un semplice caffè.

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Il bicerin di Mulassano

Abbiamo passeggiato molto, cominciando dal Valentino, la mattina, dove abbiamo incontrato gli scoiattoli come nei parchi di Londra, per perdersi a San Salvario e sentirsi un po’ come a Montmartre, e tornare verso il Quadrilatero, dove s’incontrano piazzette romantiche un po’ parigine in cui le piole di cucina piemontese hanno il dehors per pranzare all’aperto.

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Parco del Valentino

Ho trovato così europea questa città che ci ho visto un po’ di tanti altri luoghi che ho amato, e ne sono rimasta incantata: ad esempio, molto spesso ci si ferma ad un angolo di strada con il naso all’insù ad ammirare i palazzi, colpiti dai particolari liberty della facciata che nei casi più spinti hanno portato subito la mia mente al mondo di Gaudì.

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Le finestre: che siano quelle di poveri balconi di caseggiati popolari, decorate da una fila di panni stesi, o quelle dei palazzi più eleganti del centro, dietro le quali scintillano alberi di Natale, sono un’attrattiva irresistibile per la mia immaginazione; da abitante dell’ultimo piano, poi, alla vista di tutti quegli abbaini illuminati nell’aria fumosa della sera, la mia fantasia è decollata.

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Per un caso curioso, in una delle tante librerie mi è finito fra le mani un libro che sono impaziente di leggere, che si svolge proprio a Torino e parla di osservarsi attraverso un vetro; ho già adorato l’autrice, Margherita Oggero, torinese, per i gialli della prof amante del punt e mes, e grazie a lei non mi sarei stupita di incontrare l’Indistruttibile, fra gli strani personaggi di Porta Palazzo.

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Il mercato di Porta Palazzo 

A me e all’Orso piacciono moltissimo i mercati, soprattutto per lui sono sempre spunto per delle belle foto mentre io mi diverto a osservare la gente, e a Porta Palazzo c’è da sbizzarrirsi: una bella confusione piena di vita, piena di voci e colori di verdure locali e di stagione, zucche e broccoli vicino alle casse di arance di Sicilia, è un suq in cui si mescolano le ricette e gli accenti, quello pugliese  proveniente dal banco di olive e lo jalla jalla di chi vende mazzi di coriandolo per i falafel e menta per il tè; per acquistare la teiera argentata e i bicchierini appositi basta spostarsi un poco verso borgo Dora, dove le vetrine delle macellerie islamiche lasciano intravedere qualsiasi cosa utile per la cucina magrebina.

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Nel nostro giro per mercati non poteva mancare il Balon del sabato, il mercato del vintage.

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La mia attenzione è caduta in particolare su un banco di bigiotteria indiana dove gli orecchini in vendita erano esclusivamente spaiati e per questo unici, ma c’è di tutto, e di nuovo ci siamo lasciati trasportare nel passato, ispirati dai colori pastello dell’arredamento anni cinquanta, dalle scatole di latta dei biscotti Plasmon, quelle che tutte le nonne ne hanno una dove tengono il cucito, dai telefoni con la rotella e dai vestiti di seconda o terza mano.

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Cravatte, libri strani e moke al Balon

Nonostante questo fascino retrò, ho trovato Torino assolutamente al passo con le tendenze e attenta al gusto contemporaneo: è una città ricca di creatività, di iniziative, una città giovane. In questi giorni di festa le strade risuonavano spesso di musica al nostro passaggio, musica classica da pianoforte o il ritmo di bidoni di plastica pieni di monete usati come una batteria, le stesse illuminazioni di Natale sono vere e proprie opere d’arte, come quelle che in via Garibaldi raccontano una storia fatta di led e conducono sotto l’albero d Natale in piazza Castello, dove la sera non è raro incontrare un coro gospel.

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Luci d’Artista

Avrei passato delle mezzore con il naso incollato alle vetrine dei negozi, non solo le solite catene di abbigliamento ma negozi originali, laboratori di artisti, erboristerie che sembrano uscite dal castello di Harry Potter, negozi che vendono solo guanti o solo cappelli, botteghe equosolidali, enoteche, cioccolaterie, e perfino un Neko Cafè!

IMG_20161207_154905Infine, posso io tornare da un weekend di vacanza e non parlare di cibo? A Torino abbiamo mangiato benissimo e ci siamo fermati soprattutto in localini particolari, forse un po’ hipster, che abbiamo individuato sulla utilissima guida Torino low cost e che per noi che veniamo da una città piccola e poco aperta alle novità sono stati piacevolissime scoperte. Un grazie speciale va agli amici di Instagram che con entusiamo mi hanno dato preziosi consigli!

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Barbera & Nebbiolo 

Ecco una piccola lista delle cose da assaggiare assolutamente a Torino, dalla colazione alla cena:

  • Le colazioni di Ghigo: è uno dei caffè storici dove abbiamo iniziato le nostre giornate. Avete presente quando fate colazione al bar e continuate a mordere il vostro cornetto alla disperata ricerca della crema o della marmellata? Da Ghigo non si corre questo rischio: i suoi croissant valgono per due, buonissimi!
  • Tajarin e carne cruda da Cianci: la tipica cucina piemontese ma in una veste più fresca, in una piazzetta che è un amore. Noi ci abbiamo pranzato brindando con un bicchiere di rosso al nostro sesto mese da sposati, e al nostro decimo anno insieme.
  • Il bicerin del Caffè Mulassano: quello vero è preparato con caffè, cioccolato e crema di latte ed è nato al caffè Al Bicerin, un localino minuscolo e delizioso dove si entra in pochi per volta, ma noi siamo stati conquistati da quello di Mulassano, con la sua nuvoletta di meringa.
  • La cioccolata calda di Guido Gobino: si tratta di un laboratorio artigianale di alto livello, e per sederci a bere una cioccolata abbiamo fatto più fila che al museo Egizio; non so come descrivere il gusto della mia tazza di extradark, ma mi viene da piangere se solo ci ripenso. Se volete godere andateci.
  • Il punt e mes da Pastis: un’altra bella piazza da vedere lluminata la sera, un localino semplicissimo e non frequentato dai turisti in cui prendere un punt e mes con qualche oliva come la prof Baudino, per cominciare la serata.
  • Le patate ripiene di Poormanger: questi ragazzi sono dei geni, perché hanno trasformato una cosa così semplice e buona come le jacket potatoes inglesi in una cena golosissima in un ambiente curato e accogliente. Sicuramente copierò questa idea la prossima volta che avremo amici a cena!
  • Una zuppa da Soup and go: se avete esagerato con la cioccolata e vi manca il cibo sano di casa, a Torino c’è una zupperia fast food in cui servono insalate e torte salate, e la zuppa si mangia nei barattoli di vetro della marmellata! A parte questo particolare che ho trovato carinissimo, noi ci abbiamo mangiato una zuppa indiana buonissima…quasi come quella che faccio io, ahaha!
  • La cucina piemontese di La via del Sale : è una trattoria tradizionale dove abbiamo assaggiato gli agnolotti del Plin. Dopo serve una beeella passaggiata digestiva sotto i portici.

 

 

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