Donne che amano lo strudel : un weekend a Budapest

Un weekend di fine novembre, in viaggio con altre cinque ragazze che a malapena conosco. Perché no?

Questo ho pensato una domenica di agosto, per l’esattezza nel pomeriggio di una interminabile giornata in guardia medica, quando una cara ragazza conosciuta a lezione di yoga e pian piano diventata un’amica mi ha proposto di unirmi a lei e un gruppetto di sue affezionate compagne di viaggio per un fine settimana a Budapest.

Sinceramente mi sono molto stupita di me stessa, perché ci ho messo tre secondi a rispondere sì. Non me lo sarei aspettato dalla me insicura, quella che si tira sempre indietro facendosi fermare da tanti, sciocchi, piccoli dubbi : ma in gruppo è complicato, ma se poi mi trovano antipatica? Ma se poi mi vogliono portare a ballare tutte le sere e svegliarsi alle undici ogni mattina?

Perché no ?, ha detto la me sorridente, la me socievole, la me desiderosa di novità che cerca di costruirsi un coriandolo alla volta una vita che la faccia stare bene.

E così siamo partite, sei ragazze con troppe valigie e non troppi programmi.

Viaggiare in gruppo, con un gruppo tutto al femminile,  è stata una novità assoluta per me che ho sempre coltivato e condiviso questa passione all’interno della coppia, ed è stata un’esperienza che mi ha fatto vedere questo piccolo viaggio sotto una luce tutta particolare. Per affinità non è stato affatto difficile stare bene insieme, e mi sono sentita accolta e a mio agio pur essendo “l’estranea” della situazione. Ho sperimentato quanto il compromesso sia fondamentale, quanto sia necessario essere morbide perché la vacanza sia piacevole per tutte, e ho scoperto un modo di viaggiare più lento e indulgente, diverso dalla solita frenesia di vedere il più possibile a costo di itinerari a tappe serrate, e giornate arricchite da tante piccole cose che si apprezzano al meglio quando si possono condividere fra amiche, fra donne.

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Insegne della metro color cappotto… 

Di Budapest conserverò con affetto tanti piccoli frammenti, ma per prima cosa ricorderò questa leggerezza.

La leggerezza del fare un programma senza  poi rispettarlo granché,  perché non c’è fretta, perché  “Oh, non siamo mica a lavorare!”… la leggerezza che ci ha fatto perdere la nozione del tempo una chiacchiera dopo l’altra, a cena, finché ” ragazze, stiamo per chiudere”… quella di un po’ di shopping in un negozio di make up e cremine ecobio felici come bimbe nel paese dei balocchi… la leggerezza nel fermarsi a fare un selfie, o una, o dieci foto, e poi scambiarsi i “like” su Instagram, perché ognuna vede lo stesso luogo con occhi diversi…La tisana al melograno e il bollitore elettrico, e le ultime chiacchiere sempre un po’ frivole da un letto all’altro prima di crollare.

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Be…INSPIRED…

A volte ci siamo perse, e lungo la strada sbagliata abbiamo trovato un negozietto di vintage in cui ho scovato piccoli tesori di latta e smalto. La prima sera, gironzolando senza un’idea precisa fra Andrassy Utca e il quartiere ebraico, siamo finite a cantare gli Abba al karaoke e ridere come matte, senza aver bevuto niente di più di una birra. E, in questo mood d’improvvisazione, siamo comunque riuscite a vedere molto di questa splendida città nei suoi punti d’interesse.

Ma veniamo a Budapest! A giudicare dalla crisi del ritorno a casa ci è piaciuta davvero tantissimo! è una città con un’atmosfera particolare, un po’ d’altri tempi, che a fine novembre aveva già quel profumo di Natale che regala un pizzico di magia in più alle città del nord.  è una città da conoscere con il freddo, con sciarpa e guanti, già affascinante con il cielo bianco e un po’ di nebbiolina, immagino splendida nelle giornate di sole invernali.

La prima giornata l’abbiamo dedicata a Pest, cominciando con una colazione in una  piccola panetteria vicino al nostro alloggio, con un caffè e la girella alla cannella più buona mai assaggiata.

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Girella alla cannella a lievitazione naturale – fahejas csiga 

Abbiamo poi proseguito verso il quartiere ebraico, con una prima sosta al mercatino delle pulci di Goszdu Udvar, lo stesso quartiere che la sera si illumina e si riempie di gente quando aprono i locali.

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Goszdu Udvar – Street art in Budapest

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 Tazze sovietiche e bambole russe

Budapest è ricca di una memoria storica che mi piacerebbe poter approfondire e di una diversità culturale ancora presente grazie ad una comunità ebraica ancora numerosa: tante volte mi sono domandata quale fosse la vita nei bellissimi palazzi liberty del ghetto, prima che la sua popolazione venisse decimata durante l’occupazione nazista.

Uno sguardo alla facciata colorata della sinagoga, chiusa per lo shabbat ma sicuramente da visitare anche all’interno, la prossima volta, e all’albero della vita, nel cortile sul retro…

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Nagy zsinagóga

…e poi, un altro mercato, quello centrale.

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 Mercato di Nagycsarnok???

Di sotto frutta e verdura, ingredienti per zuppe e goulash, piatti adatti a scaldare l’inverno, tante rape e tanta paprika, e di sopra un po’ di street food.

 Qui tutti mangiano il langos, una specie di pizza fritta condita con qualsiasi cosa : credo sia la cosa più unta esistente ma non ce lo siamo fatto scappare, per pranzo.

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L’obiettivo del pomeriggio era entrare nella cattedrale di Santo Stefano e poi completare il nostro giro a Pest sul lungodanubio, ma i mercatini di Natale sono un’attrattiva troppo grande per sei ragazze con ancora tutti i fiorini nel portafogli…

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Szent István Bazilika

 ….e quindi abbiamo temporeggiato un po’ fra le bancarelle di Vorosmarty Ter e Szent Istvàn Tér, per fare (ma soprattutto farci) qualche regalino, bere un vin brulé, e restando in tema di cibo, assaggiare il tipico kurtoskalacs : ad una prima impressione ho trovato la cucina ungherese un po’ tristella, ma il profumo di zucchero e cannella di questi cannoli di pasta dolce ci ha accolte non appena scese dall’autobus, al nostro arrivo. C’è perfino chi ha il coraggio di riempirli di Nutella!

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Budapest Karácsonyi Vásár – Mercatino di Natale

Fa buio presto, a Budapest, e così siamo arrivate sulla riva del Danubio giusto in tempo per vedere accendersi le luci del ponte delle Catene.

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Budapest by night

Un primo sguardo al palazzo del parlamento e all’installazione delle Scarpe sul Danubio, con giù per la schiena un brivido più di orrore che di freddo. Il fiume su cui oggi i turisti fanno crociere conserva una triste memoria.

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Le scarpe sul Danubio – Gyula Pauer

Buda, un’altra città pronta ad essere esplorata il giorno dopo, risplendeva illuminata nella foschia come il regno delle fate sull’altra sponda, il Palazzo del Parlamento alle nostre spalle.

Ed proprio da questo triangolo, da questa splendida vista, che abbiamo iniziato la nostra seconda giornata, per rivedere il tutto a colori, con la luce del giorno.

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Palazzo del Parlamento

Dopo aver attraversato a piedi il Ponte delle Catene si può salire al castello di Buda con la funicolare, come faceva la principessa Sissi, oppure con un servizio di minibus.

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Ponte delle Catene- Széchenyi Lánchíd

Ben imbacuccate nei nostri cappotti e piumini ci siamo incamminate ad esplorare questa metà di Budapest. Sembra di stare davvero in un’altra città, o in un piccolo paesino rimasto indietro nel tempo, una volta fuori dai cancelli del Palazzo Reale.

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A Buda ci si sposta a piedi, non ci sono molte auto, e percorrendo la strada principale su cui si affacciano i negozietti si arriva alla Chiesa di Mattia.

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La chiesa è bellissima, gotica, sembra quasi un castello da Bella Addormentata, con i corvi di bronzo appollaiati sui pinnacoli più alti.

Lì vicino, un’altro edificio molto fiabesco, il Bastione dei pescatori: torri, archi, colonne, e una vista splendida sul Pest, sotto di noi.

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 Bastione dei Pescatori – Halászbástya

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Dopo tante foto, il freddo ha cominciato a farsi sentire prepotente, e la porticina di Ruszwurm ci ha attratte come una calamita : abbiamo fatto impazzire i camerieri di questa minuscola pasticceria storica ordinando sei tè diversi (e quindi sei teiere) e più fette di strudel.

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E proprio il ricordo delle chiacchiere attorno a questi tavolini tondi, del “lo devi assaggiare, è troppo buono”, della forchetta di una che affonda nella sfoglia sul piattino dell’altra, è uno dei più dolci che mi resterà di questo weekend fra donne.

Per finire, c’è solo una cosa da fare, quando ormai già alle quattro del pomeriggio è scesa la notte, quando sei a Budapest e fuori ci sono nove gradi: andare alle terme! Aspettavo con grande trepidazione questo momento, perché andare a Budapest in inverno senza fare un bagno caldo è come andare a Roma senza vedere il Colosseo.

Di tutte le terme che offre la città, abbiamo scelto le più famose, le più turistiche e affollate, ma anche le più caratteristiche: i bagni Szechenyi. Anche qui, come in alcuni angoli di Budapest si respira un’aria d’altri tempi : l’ingresso illuminato sembra quasi il foyer di un teatro, e in generale in quest’atmosfera un po’ decadente sembra di essere rimasti indietro agli anni trenta.  Abbiamo scelto di passare le nostre due orette di relax a mollo in una delle vasche esterne: non avevo mai fatto il bagno di notte e ne sono rimasta entusiasta!

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Széchenyi Gyógyfürdő

Questa cornice così suggestiva mi ha incantata, e ha fatto ignorare anche a me che sono più che mai asociale che ci trovavamo nell’ora di punta e che eravamo circondate da tanti estranei mezzi nudi! Pensavo che uscire in costume nella notte per raggiungere la piscina sarebbe stato insopportabile, e invece si tratta di pochi metri, e tutto passa dopo essersi immersi fino alle spalle nell’acqua a trentotto gradi, in una nebbiolina dorata che rende irreali i contorni delle cose, anche degli omoni che giocano a scacchi a bordo piscina, mentre i muscoli si sciolgono e si dimenticano i chilometri di cammino della giornata.

La nostra piccola vacanza è stata troppo breve per poter apprezzare tutte le particolarità di questa città splendida…è stato un assaggio, una bellissima scoperta. Il lunedì non sarei mai voluta andare via, soprattutto perché è spuntato un sole bellissimo che faceva vibrare i colori delle strade. Abbiamo salutato Budapest salendo all’ultimo minuto sul treno diretto all’aeroporto, in una stazione che sembrava tirata fuori da un libro di storia o da Assassinio sull’Orient Express…divise fra la malinconia del ritorno e l’entusiasmo per il prossimo viaggio da programmare.

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