Fra un esame e l’altro…

Se è vero che la fortuna è una ruota diciamo che la prossima volta dovrà girare a mio favore, me lo deve proprio: una altro esame portato a casa, purtroppo non gran che come risultato, ma mi guardo avanti e vedo che la meta è lontana lontana, quindi avrò tante occasioni per rifarmi. E ora c’è un problema più fastidioso: statistica. Considerando che a matematica non sono mai stata una cima c’è da farsi delle grandi risate, ma tutto sommato anche questa sessione sta per finire e vada come vada potrò tirare un respirone fino a giugno…ma chi voglio prendere in giro, lo so benissimo che finito un esame ce n’è sempre un altro alle porte e non si può mai abbassare la guardia! Prima però ci aspettano i nostri amici a l’Aia, che in questi mesi ci sono proprio mancati.

In ogni caso sono contenta perché al di là del risultato ho imparato qualcosa in più che un giorno mi servirà;ho messo qualche altro mattoncino;sono diventata un po’ più schizzinosa dopo aver scoperto quanti batteri schifosi si nascondono in giro e per gradire, a forza di parlare di virus me ne son preso uno che mi ha costretta a semolino e riso in bianco, giusto giusto due giorni prima dell’esame. Per finire ho imparato ogni cosa sulla tossina botulinica così quest’estate quando farò i succhi e magari qualche marmellata potrò ridurre al silenzio l’Orso quando mi dice carinamente che prima o poi finirò per avvelenarlo.

Poco tempo per le mie balzanate, ultimamente, ma ho tante idee in mente: ho rifatto la pasta madre,stavolta partendo da zero, solo acqua e farina, poi i lieviti hanno fatto il resto. Ho comprato tanti semi da mettere sul mio pane: zucca, girasole, sesamo e lino. Nell’attesa di impastare come si deve sto usando la macchina del pane della mamma e le farine tedesche,quelle autolievitanti, e il risultato non è male. La centrifuga mi versa ogni giorno una bella dose di vitamine: arancia, carota, mela e limone, un bel bicchierone di un arancio pazzesco per colorare anche le mattine più uggiose.

Dalla foresta pluviale vedo qualche bocciolino di phalaenopsis timido timido e sto facendo tutti gli scongiuri del mondo perché crescano e mi regalino dei bei fiori…non sono stata una grande orchicultirce quest’inverno…

Ho fatto la prima doccia con il mio sapone: un buon profumino di lavanda e tanta soddisfazione! Niente flaconi di plastica da buttare, niente schiuma troppo chimica e lava perfettamente.

E ora ecco un dolcino.

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Nella mia città si chiamano Risottini, mentre altrove li chiamano anche budini di riso. Non faccio mai colazione al bar ma le rare volte che capita me ne concedo uno insieme a un bel cappuccino e puntualmente m’inzucchero da capo a piedi, sono una bontà… Mi piacciono moltissimo perché da piccola la mia nonna me li portava sempre quando avevo la febbre e veniva a trovarmi.

C’è voluto qualche tentativo prima di ottenere un risultato che mi piacesse. Ho usato la pasta frolla nella versione più leggera (anzi, non è propriamente una frolla)  perché non mi andava di usare tante uova, visto che ci sono anche all’interno, e burro vade retro, per questo ho usato anche la farina di mandorle per renderla più saporita. In ogni caso sia l’Orso che i miei compagni di studio hanno approvato!

 

Risottini

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Per la pasta frolla

  • farina,160 g
  • mandorle, 40 g
  • acqua fredda, 6 cucchiai
  • olio di girasole, 8 cucchiai
  • zucchero, 80 g
  • un pizzico di sale
  • un cucchiaino di lievito

Per la crema di riso

  • riso per risotti (tipo vialone nano), 100g
  • latte, 700 ml
  • zucchero,70 g
  • 1 baccello di vaniglia
  • scorza d’arancia biologica
  • 2 albumi d’uovo + 1 tuorlo
  • un pizzico di sale

Se ne ottengono circa 12
Per prima cosa si prepara la crema (ci vorranno circa 30 minuti): mettere in un pentolino antiaderente il riso con il latte, la vaniglia (incisa nel senso della lunghezza) e la scorza d’arancia. Far bollire a fuoco basso finché il riso non è ben cotto e ha assorbito tutto il latte. Non deve disfarsi ma dev’essere molto morbido, fino ad ottenere appunto qualcosa di simile ad una crema. Una volta pronta aggiungere lo zucchero e mescolare. Togliere la vaniglia, le scorze d’arancia e mettere da parte per far raffreddare.

Trascorso il tempo necessario, aggiungere il tuorlo alla crema e i due albumi montati a neve ferma, incorporando aria dal basso verso l’alto per ottenere un composto più spumoso. è importante che la crema sia fredda, sennò si cuociono le uova.

(Un paio di appunti… Non sempre ho delle arance non trattate in casa, ma quando mi capita di mangiarne qualcuna biologica metto la buccia da parte per farla seccare e la conservo in un vasetto. Ho scoperto che la crema viene bella profumata anche utilizzando la scorza essiccata, e questo vale sia se va usata intera come in questo caso sia che vada grattugiata. Le stecche di vaniglia costano molto ma hanno un profumo stupendo, niente a che vedere con la vanillina per dolci sintetica. La stessa stecca si può usare più volte, basta sciacquarla e asciugarla bene e conservarla in una provetta. Oppure si può mettere in un vasetto con dello zucchero a velo per renderlo profumatissimo!)

Intanto si può preparare la pasta frolla: frullare le mandorle fino a ridurle a farina e unirle agli altri ingredienti solidi formando una fontana. Aggiungere l’acqua e l’olio e amalgamare il tutto sbattendo con una forchetta fino ad ottenere un impasto compatto. Far riposare in frigo per un po’, finché anche la crema non si è raffreddata del tutto.

I risottini che si trovano al bar sono ovali e io non ho gli stampini adatti, ma quelli per i muffin  vanno benone. Stendere la pasta molto sottile e utilizzando una tazza di circa 10 cm di diametro ritagliare dei dischi rotondi da usare per foderare ciascuno stampino, modellando con le dita così da ottenere un “cestino” di pasta. Lasciare un “bordino” che sporge dallo stampino e bucherellare il fondo e le pareti con una forchetta.

Per un risultato più croccante mettere in forno per circa 10 minuti a 200° prima di aggiungere il ripieno.

Riempire poi ciascun cestino con la crema di riso e infornare a 180° per 30 minuti finché i risottini non sono dorati. Una volta sfornati far raffreddare e cospargere di zucchero a velo.

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