Il tempo delle Mele
da Pinterest
Nelle ultime settimane sto mangiando una mela la giorno…e pensare che non mi sono mai piaciute tanto. Mi piace affondare i denti nella polpa croccante, come nella pubblicità del dentifricio. Le Mele sono anche desideri nuovi che guardo crescere lenti, nell’attesa che siano maturi al punto giusto da cogliere e mordere.
Molte le stranezza degli ultimi tempi, come l’aver amato settembre come fosse una nuova primavera, e sentire l’odore forte della terra scura sistemata nei vasi per piantare i bulbi di crocus e giacinti che fioriranno a marzo…e già penso alla mia stagione preferita.
Questi giorni d’inizio autunno sono duri e dolci insieme, portano novità e sorprese inaspettate, preludono all’anno decisivo, il numero sei…che dopo l’università è finita…
La sorpresa di un esame finito benissimo nonostante le premesse (“Ma chi è quello?? Dov’è il prof buono dell’altra volta?”).
Il rimescolamento interiore nel partecipare ad un matrimonio: gli sposi, due miei coetanei, raggianti di felicità sotto il plenilunio più bello dell’Equinozio. Due sconosciuti che mi hanno dato una lezione importante: i sogni vanno resi realtà, a costo di essere un po’ incoscienti.
Un’altra sorpresa è stato adocchiare un sacco di funghi sotto le foglie, nel bosco di faggi che è tanto simile ad un deserto di milioni di granelli: basta che il vento sposti un poco una foglia e non è più lo stesso.
Piove, e ora che sono di nuovo in città mi manca vivere la pioggia in campagna con l’arrivo di lumache e rospi e nuvole basse la mattina dopo il temporale. Stamattina, alla partenza del primo treno di quest’anno nuovo, un po’ di paura nel capire che non manca poi tanto a dover crescere. Sarà mica che proprio io, perfino saggia a detta di qualcuno, sto sviluppando la sindrome di Peter Pan e sono in realtà immatura, come mi si chiama ultimamente? Irrealista ed assurda. E allora?
Non ho foto, neanche una, di questi giorni di fine settembre. Le più belle sarebbero state di quelle ore passate in giardino nel centro della giornata, fra le quattro e le sei, quando il sole rivela ragnatele invisibili tese fra i rami del melo. Poi sparisce dietro la collina, e arriva l’ora dell’allocco e della civetta.
Ho vissuto gli ultimi giorni in campagna con lentezza, prima del ritorno in città: ho improvvisato un cappello all’uncinetto che però si è rivelato troppo piccolo per la mia testa e il filo non bastava…e allora invece di arrabbiarmi rido quasi, mentre disfo il lavoro e riformo il gomitolo di lana bordeaux. Non è vero, forse, che anche quello che viene distrutto si può ricostruire?