Mauritius: Ganga Talao, passaggio in India

Questo post è dedicato al luogo che forse mi ha più colpito, a Mauritius: il lago sacro di Grand Bassin o Ganga Talao con i suoi templi. Lo sto pensando da un po’, ma non faccio che scrivere e cancellare tutto, perché l’emozione, l’ispirazione, che ho trovato lì è davvero difficile da rendere a parole senza banalizzazioni.

Questo luogo mi ha stupita moltissimo, come le tante altre cose che non mi aspettavo assolutamente di trovare in quest’isola che avevo immaginato troppo in fretta come un paradiso per turisti e nient’altro. Ma attenzione ai preconcetti: come vi ho già raccontato là si riesce a trovare molto di più.

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Secondo la leggenda, l’acqua del Gange caduta dalle mani di Shiva ha dato origine al lago di Grand Bassin, ecco perché questo è un luogo sacro per gli induisti.

Siamo stati molto fortunati, perché siamo capitati qui nel momento più sacro dell’anno, proprio pochi giorni prima della festa di Maha Shivrathi, un momento in cui i templi attorno al lago sono in pieno fermento.

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Una bella occasione, per noi, per osservare un’altra delle sfaccettature di quest’isola così interessante. In questa settimana particolare intere carovane di fedeli partono a piedi da ogni luogo dell’isola in pellegrinaggio verso il lago sacro, per onorare Shiva e fare offerte alle divinità. Se consideriamo che quasi metà della popolazione dell’isola è di origini indiane e che molti sono induisti praticanti è facile capire che si tratta di una marea di gente! Li abbiamo visti, mentre viaggiavamo verso l’aeroporto per il ritorno, camminare insieme tirando carretti colorati addobbati da fiori.

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Ecco che un tempio tutto sommato molto moderno si riempie della forza di tradizioni antiche che continuano a vivere nella quotidianità di questa gente.

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Questo luogo mi ha conquistata per la sua energia, per il profumo di incenso che mi è restato nei capelli per tutto il giorno, per i colori magnifici dei sari delle donne che portavano frutta in offerta alle divinità entrando nell’acqua fino alle ginocchia, oppure camminavano a piedi nudi, ondeggiando come in una danza mentre passavano da una stanza all’altra guidate, quasi cullate, dal mantra che risuonava nell’aria, sillabe sconosciute e in qualche modo perfette.

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Om namah Shivaya. Ne sono uscita sentendomi in pace, ipnotizzata da queste parole che hanno continuato a risuonarmi in testa fino a sera.

è stata un’esperienza molto forte, che ha acceso in me una nuova curiosità.

Quando leggo che molti restano rapiti dalla spiritualità dell’India, lo ammetto, sono molto scettica. Probabilmente è stato così fino ad ora perché  la “nostra” religione, quella che ci hanno insegnato a scuola e a catechismo, mi ha talmente delusa che ho finito per crearmi un “mio” modo di connettermi con la divinità, sciolto da ogni dogma o regola (che poi,si può davvero “insegnare ” una religione?) pensando che cambiare nomi e costumi non fosse sufficiente per sentire, finalmente.

Ora comincio a capire cos’è che conquista: vedere questo modo di celebrare il Divino, così diverso, mi ha lasciato sensazioni nuove che maturano, e curiosità di conoscere molto,molto di più.

Voglio andare in India.

è un paese che mi ha sempre attratta per la sua storia, l’antichità delle sue tradizioni, la natura bellissima che dev’esserci là, i colori, il cibo.  Al fascino si accompagna una paura che viene dallo stomaco, una paura puramente istintiva: mi spaventano le malattie, la miseria, la sporcizia, la delinquenza, l’aria appiccicosa satura di odori. Fino ad ora questo ha evocato, per me, l’India: l’immagine di formicaio brulicante di vita dove si nascondono molti pericoli. Ultimamente sento che ho bisogno di passare sopra a tutto questo, togliermi un po’ di fumo dagli occhi, ed è sempre più forte la voglia di andare là e vedere tutto, anche e proprio quello che mi spaventa. Sento che mi arricchirebbe molto.

Per adesso leggo, curioso online e mi imbatto in storie di esperienze speciali come quella di Valentina o Chandana e mentre immagino questo viaggio sul camino della Soffitta c’è una statuetta di Ganesh che viene proprio dall’India. Una divinità con cui ho simpatizzato subito, sta lì seduto a gambe incrociate per aiutarmi a prendere le decisioni che mi aspettano nei prossimi mesi.

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